Gli occhi del mondo sono puntati sul valico di Rafah. Il passaggio al confine tra Egitto e Striscia di Gaza diventa fondamentale dal punto di vista pratico, per il rifornimento di aiuti umanitari alla stremata popolazione civile, stretta tra il ricatto di Hamas e i raid israeliani, e di conseguenza anche dal punto di vista politico. Valico aperto, poi chiuso, poi sbarrato. Convogli che passano col contagocce e a complicare il tutto, ieri anche un'esplosione con l'esercito israeliano che ha ammesso l'incidente: un carro armato ha colpito «per errore» una postazione egiziana nei pressi del confine.
In ogni caso, ieri diciassette camion umanitari hanno attraversato il valico egiziano di Rafah verso la Striscia con medicinali e generi di prima necessità. Ma oltre la beffa delle aperture a singhiozzo c'è il giallo del carburante. Secondo fonti egiziane, ieri sono entrate le prime sei autocisterne con carburante per alimentare i generatori di due ospedali. Ma poco dopo Israele ha smentito la notizia: «Contrariamente a quanto riferito da alcuni media, non è entrato oggi combustibile dall'Egitto a Gaza, attraverso il valico di Rafah», ha detto il coordinatore delle attività israeliane nei territori, precisando che «i camion hanno spostato combustibile all'interno della Striscia, da un deposito dell'Onu verso alcuni ospedali». Non solo, il portavoce militare israeliano Avichay Adraee ha attaccato Hamas, sostenendo che abbia sequestrato e nascosto grandi quantità di gasolio sottraendole a ospedali e civili per utilizzarle nelle operazioni di guerra. La questione non è affatto secondaria. Nella Striscia ci sono dieci ospedali che non sono più operativi a causa della carenza di carburante che è fondamentale, tra le altre cose, per alimentare le incubatrici che tengono in vita i bambini.
E a proposito di ospedali, riguardo l'esplosione avvenuta martedì scorso nel cortile dell'Al Ahli, emergono verità che sembrano incontestabili. Dopo le accuse a Israele di averlo bombardato, arrivate da Hamas e da buona parte del mondo arabo, sia un video della Cnn che fonti di intelligence francese, scagionano Israele. Il cratere, l'angolo di impatto e le analisi dei radar, mostrano come il razzo sia partito dalla Striscia di Gaza e che sia esploso in volo per poi precipitare nel parcheggio dell'ospedale causando decine, forse centinaia di vittime. Da chiarire se fosse un razzo di Hamas o della Jihad. Entrambi i gruppi terroristici hanno comunque cercato di usare l'accaduto come casus belli per fomentare odio contro Israele.
Al di là dell'episodio, la situazione nella Striscia resta drammatica. I servizi sanitari hanno rilevato casi di varicella, scabbia e diarrea causati dalle cattive condizioni igieniche e dal consumo di acqua non potabile. Le Nazioni Unite avvertono che questi casi, visto il perdurare dell'assenza di energia elettrica, non possono che aumentare.
Secondo i dati forniti dall'Onu, almeno il 42% di tutte le unità abitative nella Striscia sono state distrutte o danneggiate da quando è iniziato il conflitto. Gli sfollati nell'enclave palestinese sono circa 1 milione e 400mila persone, con 566mila rifugiati in 148 strutture di emergenza allestite dall'agenzia dei profughi. Un disastro, destinato a durare ancora alungo.
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