Sarà pesante l’impatto della sentenza Berlusconi sulla politica italiana e anche europea. Ma per i giudici della Corte di Strasburgo non è una novità. I precedenti non mancano, anche illustri. Forse, quello che più si avvicina al caso del leader di Fi è il ricorso dell’ex presidente della Lituania, Rolandas Paksas, sottoposto ad impeachment (il primo capo di Stato in Europa) e costretto alle dimissioni nel 2004. Nel 2011 la Cedu condannò la Lituania perchè la sua messa in stato d’accusa e il divieto di candidarsi alle elezioni avevano violato la Convenzione europea per i diritti umani.
Nel 1999 c’è stato il ricorso di Vittorio Emanuele, che contribuì a riaprire le porte del nostro Paese agli eredi maschi di casa Savoia, condannati all’esilio dalla XIII disposizione transitoria della Costituzione. La Cedu lo dichiarò ricevibile, l’europarlamento sollecitò una correzione della Carta e nel 2002 il governo Berlusconi e il centrodestra fecero approvare dal parlamento l’abolizione del divieto per i Reali. Fu il nipote dell’ultimo re d’Italia, Emanuele Filiberto, a rientrare in patria. La Cedu nel 2013 ritenne illegale la detenzione preventiva dell’ex premier ucraina Yulia Tymoshenko, che le impedì di candidarsi.
E condannò la Russia a pagare 10 mila euro per danni morali all’oppositore di Putin Mikhail Khodorkovsky, imprigionato nel 2003 in attesa di processo, pur non riconoscendo il carattere politico delle accuse. L’ex tycoon fu graziato nel 2013 e partì per l’esilio- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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