La capriola del giudice: "Egitto paese non sicuro". È lo stesso del caso Cutro

Il tribunale di Catania annulla il trattenimento di un egiziano. Salvini: "Ci vanno 14,9 milioni di turisti..."

La capriola del giudice: "Egitto paese non sicuro". È lo stesso del caso Cutro
00:00 00:00

«L'Egitto? Bellissimo in vacanza, ma non ci vivrei». Il presidente della sezione Protezione internazionale del tribunale di Catania, Massimo Escher, non convalida il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un richiedente asilo egiziano arrivato a Pozzallo. Secondo Escher la lista di Paesi «sicuri» del governo col decreto 158/2024, «non esime il giudice dall'obbligo di verifica della compatibilità con il diritto Ue, in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani». A chi importa se è sicuro per la Farnesina, tanto che 20 milioni di persone ogni anno ci va in vacanza. È la prima sentenza che smonta l'esecutivo, non sarà l'ultima. «Sconfessata la bieca propaganda», esultano i grillini, secondo cui il giudice è obbligato a disapplicare «disposizioni nazionali contrastanti col diritto europeo», sentenzia Alfonso Colucci. In passato Escher (famoso per una querelle coi vicini sui troppi decibel) aveva condiviso la sentenza svuota Cpr di Iolanda Apostolico, disinnescando il Decreto Cutro.

«Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia», tuona il vicepremier Matteo Salvini, a meno di 50 giorni dalla sentenza sui 147 migranti raccolti dalla nave della Ong spagnola Open Arms nell'agosto del 2019 che rischia di condannarlo per sequestro di persona. «Per Pd e toghe rosse i clandestini devono rimanere tutti qui - dice la Lega - il presidente Anm Giuseppe Santalucia chiede fiducia ai magistrati ma l'unico ostacolo al lavoro in tribunale è la tendenza a partecipare a convegni e talk show».

I cascami del braccio di ferro tra governo e toghe spaccano il Csm sul giudice di Bologna che ha rinviato il decreto alla Corte di giustizia Ue. Laici di sinistra, togati di Area, Unicost e Md e gli indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda chiedono la pratica a tutela di Marco Gattuso, l'attivista gender nel mirino perché padre grazie all'utero in affitto assieme al compagno e militante di Md. Una richiesta sottoscritta solo da quattro togati di Magistratura indipendente (Paola D'Ovidio, Eligio Paolini, Dario Scaletta e Edoardo Cilenti) non da Bernadette Nicotra, Maria Luisa Mazzola e Maria Vittoria Marchiano. Per il leader Mi Claudio Galoppi «difesa incondizionata da attacchi personali ingiusti» ma attenti alle «situazioni che ne possano minare la credibilità in relazione alle specifiche materie sulle quali si pronuncia». Come dire, essere indipendenti è importante come apparirlo.

Intanto sbarchi e morti in mare calano (55.892 contro 157.651, con Lampedusa meta preferita), come confermano Viminale e Alto commissariato Onu, merito di accordi bilaterali, del pattugliamento delle nostre navi militari, con lo spauracchio Albania minato da una giurisprudenza che punta a disinnescare l'hotspot albanese di Gjader. «Criticare chi legifera sull'immigrazione condiziona i magistrati», dicono laici e togati di sinistra. Catania dimostra che non è vero, anzi.

A Roma c'è un altro giudice che ha invocato l'aiutino della Corte di giustizia Ue per decifrare il testo «oggetto di quesiti pregiudiziali» e riguarda uno dei primi dodici naufraghi trasferiti in Albania e riportati in Italia: «Non sfuggirà alla Corte la grave crisi istituzionale provocata dalle prime decisioni dei tribunali», scrive la presidente di sezione Luciana Sangiovanni. Tu chiamalo, se vuoi, soccorso rosso.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica