Mattia RossiNon sono gessetti colorati. All'islam e alla sua furia sterminatrice c'è anche chi reagisce denunciando. Ed è una reazione efficace e che va dritta al segno, viste le reazioni che ha suscitato.È la storia, ad esempio, del maresciallo dei Carabinieri Riccardo Prisciano, già riportata dal Secolo d'Italia: una via crucis che ha fatto seguito alla sua partecipazione, in qualità di relatore e giurista, ad una conferenza dedicata all'incostituzionalità dell'islam. Da quell'evento, è scattato immediatamente, nel luglio scorso, l'avvio di un procedimento disciplinare a carico di Prisciano per «islamofobia, xenofobia, omofobia, violazioni dei doveri attinenti al grado ed al giuramento prestato per aver inficiato l'apoliticità della Forza Armata».Ma Prisciano non ha mollato e ha continuato a dire la verità. E quando, la verità, la si continua a gridare anche a rischio dei propri interessi, del proprio lavoro, del proprio stipendio, allora significa che si è davvero liberi e che il nemico non ha vinto. È fresco di stampa, infatti, il libro Nazislamismo (Solfanelli, pagg. 144, euro 12), corredato da una preziosa prefazione di Magdi Allam che, con un taglio polemico che ricorda nemmeno troppo vagamente i pamphlets illuministi, si presenta come un saggio giuridico nel quale lo scopo primario è una comparazione tra il diritto pubblico occidentale e l'islam. Il titolo del volume non lascia spazio a troppe ermeneutiche: il neologismo, che nel titolo sostituisce simbolicamente la prima S della parola con una svastica, venne coniato da Bernard Henry-Levy, allo scopo di indicare l'affinità tra l'islamismo e il nazismo. Secondo Prisciano, la vicinanza culturale dell'islam al movimento di Hitler è evidente a partire dalla concezione che, dell'islam stesso, ha dato l'ayatollah Khomeini: l'islam non è soltanto un insieme di precetti teorici, ma è essenzialmente politico. Esso, in sostanza, deve necessariamente tradursi in una regolamentazione della vita pubblica, della politica e dello Stato. Mentre per la sensibilità occidentale, sostiene Prisciano, la religione è fatto intrinsecamente spirituale e intimo, per l'islam tutto ciò che riguarda il Corano deve permeare la vita della società e degli individui: è questo, per l'autore di Nazislamismo, a essere inaccettabile perché «il nostro processo culturale è lontano anni luce dal Corano». E lontana anni luce dal Corano e dall'islam è, non secondariamente, anche la nostra religione: il nostro Dio è un Dio incarnato nel Figlio morto e risorto, è il Dio trinitario presente, sì, nell'unico Padre di tutti gli uomini, ma anche in Gesù Cristo e ugualmente nello Spirito Santo che le altre religioni non adorano. Allah non è il Dio incarnato in Gesù Cristo, non è il Dio trinitario nel quale noi crediamo.I recenti episodi di terrorismo islamico, solamente da ultimo quello di Bruxelles, per Prisciano non fanno altro che confermare e, anzi, aggravare il parallelo con il nazismo: mentre i deportati ai campi di concentramento venivano caricati sui treni senza conoscere la loro destinazione e la loro sorte, noi oggi, grazie ai continui attentati, sappiamo benissimo dove siamo diretti.
Ci sono possibili soluzioni? Per il maresciallo-scrittore sì: smarcarsi dalla sinistra al caviale, alzare le barriere, negare ogni dialogo con coloro con i quali non è possibile dialogare e capire che con una simile Europa non è possibile continuare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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