Carlà rischia l'incriminazione per i soldi libici a Sarkozy. "Ha partecipato alla truffa"

L'attrice avrebbe favorito la ritrattazione delle accuse di Takieddine contro il marito

Carlà rischia l'incriminazione per i soldi libici a Sarkozy. "Ha partecipato alla truffa"
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Falsificazione di testimonianze, associazione a delinquere finalizzata alla preparazione di un processo fraudolento e corruzione del personale giudiziario. Sono i possibili reati di cui potrebbe essere accusata Carla Bruni, 56 anni, attrice, cantante e moglie dell'ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, convocata per un interrogatorio (in data non precisata) in relazione all'indagine sulla ritrattazione nel 2020 dell'intermediario Ziad Takieddine, che aveva accusato Sarkozy di aver ricevuto fondi libici per finanziare la sua campagna elettorale per le presidenziali del 2007, nelle quali vinse battendo la candidata socialista Ségolène Royal.

Secondo una fonte citata dall'Afp, la modella e cantante, torinese di nascita e naturalizzata francese, rischierebbe di finire sul registro degli indagati con sul groppone accuse piuttosto pesanti o, nella migliore delle ipotesi, potrebbe uscire dall'interrogatorio come testimone assistito.

Carla Bruni è già stata interrogata due volte dagli investigatori dell'Ufficio centrale per la lotta contro la corruzione e i reati finanziari e fiscali, dapprima come testimone nel giugno 2023, poi come sospettata all'inizio di maggio di quest'anno ma evidentemente non ha convinto i giudici parigini. L'indagine giudiziaria è stata aperta nel maggio 2021 e riguarda il presunto tentativo da parte di una dozzina di persone di ingannare la giustizia francese per il quale l'ex presidente è stato incriminato a ottobre. Il caso è scoppiato nel novembre 2020, quando il faccendiere franco-libanese Ziad Takieddine, che fin dal 2012 accusa Nicolas Sarkozy di aver ricevuto 50 milioni di euro in tutto dal regime di Muhammar Gheddafi per finanziare la campagna del 2007, fece un'eclatante retromarcia, sostenendo nel corso di un'intervista tv sulla rete tv Bfm e poi su Paris Match, che l'ex inquilino dell'Eliseo non aveva «ricevuto un centesimo, in contanti o meno, per le elezioni presidenziali del 2007» dal regime libico. Per queste accuse rimangiate Takieddine finì anche in carcere per qualche giorno in Libano, venendo poi rilasciato ma con il divieto di lasciare il Paese.

In realtà il sospetto degli inquirenti è che Sarkozy abbia pagato Takieddine per spingerlo a ritirare le accuse contro di lui. Il ruolo di Carlà sarebbe stato quello di aver favorito l'incontro a Beirut tra Takieddine e Mimi Marchand, una delle eminenze grigie della comunicazione francese, celebre gionalista della stampa scandalistica, soprannominata «la papessa dei paparazzi», amica tra l'altro di Emmanuel e Brigitte Macron e a sua volta legata a madame Sarkozy. Nel corso dell'incontro sarebbero stati definiti i dettagli dell'accordo tra Sarkozy e l'imprenditore libico. Secondo il giudice, la Marchand avrebbe inviato tramite un telefono «criptato» all'ex coppia presidenziale per tenerli al corrente della sua «spedizione» libanese.

In particolare una di queste conversazioni dimostrerebbe che l'ex First Lady sia stata informata in anticipo del viaggio della Marchand a Beirut a metà ottobre 2020 per realizzare la famosa intervista della ritrattazione di Takieddine ritratta, forse a pagamento. Carla Bruni-Sarkozy ha sempre sostenuto la totale innocenza del marito nella varie vicende giudiziarie che lo riguardano, questa compresa.

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