"Considero i giochi elettronici una delle cause dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento. In casa mia non entrano". Così Carlo Calenda, padre di quattro figli, dichiara guerra ai videogiochi tramite Twitter e sul suo profilo si apre il dibattito sul tema.
"Carlo Calenda credo che lei, in buona fede, non conosca la reale identità di ciò che chiama “giochi elettronici”, che sono opere interattive dal valore culturale e artistico, nel solco di letteratura, teatro, cinema o fumetto. Lo insegno da 10 anni all’Università", scrive un docente dell'Università romana di Tor Vergata. Un altro utente, invece, crede che i videogames "possono migliorare riflessi e vivacità". Ma Calenda insiste: "Bisogna salvare i nostri ragazzi dall'ignoranza". E quando il dibattito si infiamma ancora di più, l'ex ministro allo Sviluppo Economico veste i panni del pompiere: "Calma. Non ho detto che chi usa i giochi elettronici è un imbecille. Ho parlato di una mia scelta di genitore spiegandone le ragioni".
Questa sua scelta dipenderà forse dal fatto che all'ex premier ed ex segretario del Pd, Matteo Renzi, non abbia portato benissimo giocare alla playstation con Matteo Orfini in attesa dell'esito delle Regionali del giugno 2015?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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