"Carminati può fuggire". C'è l'obbligo di dimora

Esiste il pericolo concreto: la Corte d'Appello stabilisce pure il divieto di espatrio per l'ex Nar

"Carminati può fuggire". C'è l'obbligo di dimora

È durata poco più di una notte la libertà assoluta di Massimo Carminati. L'ex militante dei Nar, principale imputato nel processo «Mondo di Mezzo», non potrà muoversi da Sacrofano, dove risiede e dove il 2 dicembre 2014 venne arrestato, a pochi passi dalla sua villa.

L'ex estremista nero, temuto e rispettato negli ambienti della criminalità romana dove «Il Guercio» o «Er Cecato» è un soprannome che fa ancora impallidire, è stato raggiunto anche da divieto di espatrio. A decidere queste misure è stata la Terza penale della Corte di Appello su richiesta della Procura Generale di Roma ravvisando il pericolo di fuga e ieri il provvedimento gli è stato notificato dai carabinieri della stazione di Sacrofano.

Martedì dopo pranzo Carminati aveva lasciato il carcere di Oristano dopo una detenzione durata 5 anni e 7 mesi per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva, su istanza presentata al Tribunale della Libertà dai suoi legali. La sua condanna, infatti, non è ancora definitiva. I giudici della VI sezione della Cassazione, infatti, a ottobre avevano fatto cadere l'aggravante mafiosa e rimandato in secondo grado per il ricalcolo della pena.

Una questione tecnica, insomma, ha permesso all'ex Nar di uscire di prigione, prendere un aereo e tornare dalla sua famiglia almeno fino a quando non verrà stabilito l'ammontare della detenzione che gli resta da fare.

Il processo d'Appello Bis per rideterminare la sua pena e quella di una ventina di imputati per «Mafia Capitale», tra cui Salvatore Buzzi, potrebbe svolgersi già dopo l'estate. Ma fino ad allora «Il Guercio» deve rispettare l'obbligo di dimora a Sacrofano. A giustificare il provvedimento sono stati, tra l'altro, i precedenti giudiziari e il timore di fuga. Il 20 aprile del 1981, a 23 anni, fu bloccato proprio mentre viaggiava a bordo di un'auto a fari spenti con l'intento di espatriare clandestinamente in Svizzera con altri due militanti. La polizia li sorprese nei pressi del valico del Gaggiolo (in provincia di Varese) e gli agenti fecero fuoco. Un proiettile colpì in faccia Carminati che perse l'uso dell'occhio, mentre gli altri due rimasero illesi.

«Massimo Carminati è uscito per un problema di carattere tecnico-giuridico, ma anche di regole di uno Stato di diritto - ha commentato il magistrato Alfonso Sabella ai microfoni di Radio Cusano Campus -. Da cittadino romano ovviamente sono arrabbiato, perché vedere tornare libera una persona con il curriculum criminale di Carminati fa male. Ma da magistrato non posso che prendere atto che queste sono le regole del nostro Paese, meno male che esistono queste regole. Poiché non si sa quanto debba fare di carcere, nel frattempo i termini di custodia cautelare sono scaduti e in un Paese civile oltre 5 anni di carcerazione preventiva sono abbastanza». «Quanto all'iniziativa di Bonafede di mandare gli ispettori - dice Sabella - è giusto che il ministro faccia le sue verifiche, ma in questa vicenda non so quali errori ci potrebbero essere. La vedo difficile ipotizzare errori o ritardi.

Purtroppo la politica tende troppo spesso a parlare alla pancia del Paese anziché educare il Paese. Bisognerebbe spiegare che certe cose, per quanto possano sembrare strane, rientrano nello Stato di diritto, e meno male, perché lo Stato è diverso dalla mafia e dalla criminalità».

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