Stangata da 11 miliardi sulle famiglie italiane a causa del caro-bollette si abbatterà sulle famiglie nel nuovo anno. È quanto emerge da un'analisi di Confcommercio sulla ripresa dell'inflazione trainata dall'incremento dei prezzi energetici. Gli aumenti attesi a gennaio rischiano di far sfondare all'indice dei prezzi al consumo il tetto del 4% già all'inizio del prossimo anno. La maggiore spesa energetica delle famiglie nel 2022 è attesa a 426 euro per un totale medio di 1.950 euro, che rappresenterebbe il 6,1% del potenziale di consumo. Moltiplicando tale valore per i 26 milioni di nuclei familiari italiani si ottiene una maggiore spesa di 11 miliardi rispetto alla quale i 3,8 miliardi stanziati dal governo per l'anno prossimo risultano insufficienti.
Il maggiore esborso mette a rischio la ripresa economica. «La vivacità dei consumi che si sta registrando in questi giorni rischia di essere una parentesi troppo breve», ha sottolineato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, aggiungendo che «inflazione e caro bollette potrebbero ridimensionare, già dai prossimi mesi, il reddito reale delle famiglie e la loro capacità di spesa». Di qui la necessità che l'esecutivo adotti «misure strutturali contro il caro energia». Per quanto riguarda le imprese del terziario, gli aumenti di elettricità e gas saranno intorno al 40%, fa presente l'associazione dei commercianti. Ad esempio per un negozio con potenza impegnata di 35 chilowatt e consumo annuo di 75mila chilowattora, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe di oltre 6 mila euro su base annua su un totale di 19mila euro. Per un ristorante con potenza impegnata di 50 chilowattora e consumo di 100mila chilowattora in un anno, la maggiore spesa per la bolletta elettrica sarebbe intorno ai 8.500 euro annui su un totale di 28mila euro.
A Draghi «ho ribadito l'urgenza di intervenire sul caro-bollette, luce e gas: riscaldamento ed energia sono un'emergenza per milioni di italiani. Abbiamo condiviso la necessità di intervenire a breve, anzi a brevissimo, per tagliare i costi a carico di famiglie e imprese», ha dichiarato il leader della Lega, Matteo Salvini, dopo l'incontro di ieri con il presidente del Consiglio. Il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ha invece, sottolineato come il governo non abbia proposto «nessuna strategia di medio e lungo periodo» e, perciò, è necessaria l'adozione di «misure strutturali per evitare il collasso di imprese e famiglie». In realtà, Mario Draghi ha già un'idea ben precisa: tassare gli extra profitti derivanti dalla produzione di energia rinnovabile i cui prezzi sono allineati a quelli del gas nonostante le incentivazioni siano già state spesate (come nel caso dell'idroelettrico e del fotovoltaico). Su questa materia, però, occorre procedere con cautela in quanto i benefici per famiglie e imprese si tradurrebbero in aggravi non da poco per importanti società quotate, a partire da Eni ed Enel.
E anche all'estero la situazione non è migliore. In Francia incombe la minaccia di un blackout a causa delle manutenzioni programmate di alcune centrali nucleari (Oltralpe il 70% dell'elettricità è prodotto con l'atomo), mentre il Belgio ha programmato la chiusura di sette reattori nucleari entro il 2025.
Bruxelles, tuttavia, investirà circa 100 milioni di euro su piccoli reattori modulari. Si tratta proprio della tecnologia alla quale aveva aperto la porta il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, prima di essere sommerso dalle critiche ed essere costretto a mille precisazioni.
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