Il Carroccio cerca le urne presto ma non ci sono voci contrarie

Con un programma preciso e ristretto ci sono spazi

Il Carroccio cerca le urne presto ma non ci sono voci contrarie

Il primo giorno, ciò che più colpisce nella Lega è l'assenza di voci pesanti decisamente contro. Il peso del partito nel futuro del governo Draghi non è di poco conto, anche solo da un punto di vista di numeri nel pallottoliere di Camera e Senato. Se i leghisti votassero a favore, la maggioranza per Draghi sarebbe praticamente certa anche senza i M5S.

Fin qui i calcoli puramente aritmetici, che pur nella loro importanza sono però lontani dal leggere l'intera situazione politica. Certamente per la Lega è la partita del futuro, pur tra le sirene dell'astensione. Il partito si trova al bivio se assumersi una responsabilità istituzionale che lo porterebbe anche nei salotti buoni già frequentati dal vice segretario, Giancarlo Giorgetti, da sempre canale preferenziale con Draghi, oppure mantenere un profilo più battagliero e orientato al consenso elettorale. Ma anche, forse soprattutto, si tratta di capire quanto, a chi e a quali condizioni quei salotti siano disponibili a spalancarsi.

Se la scelta di arroccarsi su «al voto, al voto» è già stata scartata dal segretario Salvini, ciò non vuol dire che la base del partito non sia in agitazione e il partito diviso. Sia Claudio Boorghi che Alberto Bagnai (nella foto), i prof di economia della Lega, non sono mai stati teneri con Draghi, però Bagnai ieri ha rituittato Salvini che diceva anche «andremo ad ascoltare Draghi senza pregiudizi». In passato Matteo Salvini ha evocato il nome dell'ex numero uno della Bce come deus ex machina e anche se adesso serve tempo e gli ostacoli sono forti, il dialogo è aperto. Basti ascoltare, oltre al segretario, il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari: «Il nome di Draghi scombussola le carte e quindi, noi che siamo un partito responsabile, non diciamo no a prescindere. Ci confronteremo sui temi, capiremo quale è la squadra». Possibilista, nonostante la ruvidezza delle dichiarazioni, anche Luca Zaia, governatore del Veneto: «Dipenderà da che cosa il professor Draghi dirà alle forze politiche. E immagino che il nostro segretario approfondirà quanto gli sarà detto».

La questione, come per Fratelli d'Italia, rimane la durata dell'esecutivo, la preferenza per «un governo a tempo» e «di scopo» per affrontare l'emergenza sanitaria, le tappe del Recovery fund, lo sblocco dei licenziamenti e poi andare al voto.

Per molti fan di mister Euro questa potrebbe essere anche la strada più semplice per condurlo al Quirinale, dal momento che Mattarella ha lasciato capire di non essere interessato al bis, anzi di essere quasi contrario, citando un discorso del suo predecessore Segni. E la partita per il Colle è importante anche per le scelte della Lega. Come per le altre forze politiche.

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