Il Carroccio controcorrente: "È un buon risultato, in linea con le Politiche". Avanti con il sovranismo. "L'obiettivo è superare il M5s"

"Ci davano per morti, invece teniamo". La soddisfazione per il boom della destra in Portogallo, un'alleata a Bruxelles: "Non è tempo di moderatismo, l'Europa va da un'altra parte". Ma dal Veneto alla Lombardia non tutti sembrano soddisfatti

Il Carroccio controcorrente: "È un buon risultato, in linea con le Politiche". Avanti con il sovranismo. "L'obiettivo è superare il M5s"
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Salvini si è aggiudicato il caffè che aveva scommesso sulla vittoria del centrodestra in Abruzzo. Servirà però un cucchiaino di zucchero in più del solito perché non si è avverata l'altra previsione, quella sulla Lega. «Sarà in doppia cifra». Obiettivo mancato: 7,56%. Una nota del partito lo definisce «un buon risultato», giudizio ribadito poco dopo da un tweet del segretario, «buon risultato per la Lega che supera i 5Stelle». Il confronto con Forza Italia (che ha preso quasi il doppio dei voti) non interessa ai leghisti, «siamo in competizione con gli avversari non con gli alleati». Poi però fanno notare che la Lega in Abruzzo esiste da cinque anni mentre Fi lì ha una tradizione di candidati portatori di voti. Quanto ai numeri, anche quelli dipendono da come li si guarda. Nell'entourage del Capitano - ieri a pranzo a Palazzo Chigi con Meloni e Tajani - il raffronto si fa con le politiche del 2022, quando la Lega in Abruzzo prese l'8,3%, quindi poco di più. È per questo che, fuori dalle note ufficiali più o meno ottimistiche, il commento più diffuso nel quartiere generale è che «la Lega tiene». Se invece si confronta invece con il 27,5% delle regionali abruzzesi del 2019, siamo a quasi un quarto dei voti. Un tracollo. «Ma quella era un'altra fase, in cinque anni è successo di tutto, Draghi, il Covid, non si può fare un confronto con il 2019» spiega Igor Iezzi, vicecapogruppo alla Camera. «Considerato poi che è da venti giorni (dalle elezioni in Sardegna, ndr.) che ci descrivono come morti, questo risultato è un buon viatico per le Europee». Non a caso il primo comunicato leghista della giornata non è sull'Abruzzo ma sul Portogallo, per congratularsi per l'exploit ottenuto «dagli amici di Chega», partito sovranista alleato in Identità e Democrazia, il gruppo a Bruxelles su cui Salvini punta per cambiare gli equilibri europei dopo le elezioni di giugno. È la riprova che «la soluzione non è il Ppe o la moderazione, l'Europa e non solo, vedi Trump, stanno andando in un'altra direzione» spiega un big salviniano. «Il vento del cambiamento soffia forte in tutta Europa, aspettando il 9 giugno» posta Salvini sui social. Quindi avanti con la campagna identitaria, da Le Pen a Vannacci, verso le Europee, il vero test dei rapporti di forza. L'obiettivo dichiarato è «superare il Movimento Cinque Stelle». Si punta molto poi, per recuperare il voto leghista al nord, anche all'approvazione dell'autonomia che a metà aprile arriverà in aula alla Camera.

La lettura del risultato abruzzese, come prima di quello sardo, non è affatto unanime nel partito. «Siamo stati doppiati da Forza Italia, un partito che tutti consideravano finito. I militanti sono incazzati. C'è un ribollire di tini diffuso, soprattutto al nord, Veneto, Lombardia, Piemonte. Urge una riflessione profonda o andiamo a sbattere» racconta un leghista di primo piano veneto. Il congresso federale è stato rinviato a data da destinarsi, forse al 2025. «La base è assolutamente disorientata. Salvini ha fatto un ottimo lavoro ma ora faccia un passo di lato, e si tolga il suo nome dal simbolo per evitare una débâcle alle Europee» dice Paolo Grimoldi, ex deputato ed ex segretario della Lega Lombarda. Cambio di leadership? «Ma non esiste, sono tutte teorie giornalistiche, il risultato in Abruzzo è molto soddisfacente» commenta il senatore leghista Claudio Durigon. I leghisti che conoscono bene Zaia escludono che punti a fare il segretario della Lega, «non è nelle sue corde, è un amministratore».

Il governatore ieri si è tenuto a distanza da commenti sul voto abruzzese, «evito di parlare di montagne russe» dice a una tv veneta. Mentre Fedriga, l'altro indicato come possibile successore, si schermisce: «Non sarei in grado di farlo». Tra un mese la Basilicata, ma il vero banco di prova per la segreteria Salvini saranno le Europee.

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