Prima farsi interrogare nei prossimi giorni e poi chiedere la revoca degli arresti domiciliari. Prepara la sua difesa il governatore della Liguria Giovanni Toti che due giorni fa si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia. Ieri un'altra accusa si è aggiunta alla corruzione. L'ipotesi di falso legata alla gestione delle discariche in provincia di Savona: nel 2021 la procura aveva indagato l'imprenditore dello smaltimento rifiuti Pietro Colucci per finanziamento illecito al partito di Toti.
Servono ancora ore per studiare le contestazioni basate su novemila pagine di un'inchiesta durata tre anni. Arresti domiciliari che il gip ha precisato nell'ordinanza cautelare necessari perché l'interdizione, cioè una misura inferiore, non si applica ai titolari di cariche elettive dirette. Per questo una revoca sarebbe agganciata a doppio filo alle eventuali dimissioni. Che per ora però non sono sul tavolo, prima va fatta una riflessione politica, precisa il legale di Toti, Stefano Savi. Ma il presidente della Liguria è convinto di potersi difendere nel merito delle accuse di corruzione rivendicando non solo la trasparenza dei soldi incassati dai comitati Giovanni Toti, tracciati e pubblicati online, ma anche «l'assenza di qualsiasi profitto o arricchimento personale». Per questo l'intenzione confermata dal suo legale è rispondere ai pm e poi chiedere l'annullamento della misura cautelare al gip. Se questo dovesse essere respinto si andrà allora tribunale del riesame, soltanto sui presupposti degli arresti. Lui resta convinto, ha spiegato il suo avvocato, di poter chiarire tutto e di poter convincere i pm che quei finanziamenti da Aldo Spinelli, l'imprenditore della logistica a cui è stata prorogata per 30 anni la concessione del Terminal Rinfuse, non erano mazzette ma leciti contributi. E che gli atti contestati dai pm come favori all'imprenditore, il presunto do tu des, sarebbero invece stati fatti nell'interesse del territorio. Insomma rivendica di avere svolto «l'attività politica alla luce del sole e che tutti i finanziamenti sono stati fatti secondo la legge. Non ci sono stati vantaggi personali», puntualizza il legale. Le dimissioni sono comunque una «decisione politica che potrà prendere solo dopo un confronto diretto con i partiti che lo sostengono». Uno dei punti su cui si difenderà Toti è proprio l'ok alla proroga della concessione a Spinelli, visto che, fa notare Savi, il fascicolo sulla proroga è arrivato in Regione dopo il sì di altri enti. «La valutazione dei 30 anni non è stata fatta da Toti. Il testo era stato prodotto dagli uffici dell'autorità portuale in concorso con le altre autorità» competenti.
Ma la chiave difensiva resta quella del mancato profitto personale a fronte di un vantaggio che sarebbe dimostrabile per la Regione Liguria. Quanto alle intercettazioni - come quella in cui direbbe a Spinelli «ci vedremo per festeggiare» - il suo legale spiega che quelle contenute nell'ordinanza sono frasi parziali, e che Toti «è persona aperta che dice quello che pensa, che comunica volentieri. Con la coscienza a posto forse lui si riteneva in grado di poter dire qualsiasi cosa anche qualcosa che poi letta a posteriori può apparire anche poco confacente». E che Toti parlasse in modo franco e trasparente delle prospettive rosee per i terminalisti anche grazie della diga foranea si evince anche dalle sue dichiarazioni alla stampa locale del novembre 2021. Nella sua rivendicata logica di uomo del fare, parlava apertamente così del contesto portuale: «Su questo porto arriveranno investimenti miliardari. Credo che talvolta vi sia un po' di ingenerosità nelle polemiche che riguardano la capacità di risposta della pubblica amministrazione rispetto alle richieste dei terminalisti. Terminalisti che fanno ottimamente il loro lavoro, talvolta lo fanno in modo un po' esuberante e forse con qualche pretesa eccessiva rispetto a quel che già godono. Smettiamola di litigare, i grandi operatori di questo porto hanno avuto tutti risposte puntuali. Lavoreremo con il gruppo Spinelli con Aponte per tracciare un futuro che sia coerente con gli investimenti del porto».
E ancora: «Che si faccia una diga, che si investa oltre un miliardo di denaro pubblico per valorizzare gli scali, è una ricchezza per la città ma anche una ricchezza per gli azionisti di quegli scali. Smettiamola di dire troppo e rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di lavorare insieme».
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