
Braccio di ferro giudiziario negli Stati Uniti con Donald Trump nuovamente al centro della scena. Il giudice federale americano, James Boasberg, ha ritenuto che vi sia una «probabile causa» per ritenere l'amministrazione americana colpevole di oltraggio alla corte, per aver violato la sua sentenza del mese scorso, che sospendeva le deportazioni di migranti venezuelani in base ad una legge di guerra. La Casa Bianca ha già annunciato appello contro il provvedimento.
Il giudice Boasberg accusa i funzionari federali di aver mostrato un «disprezzo volontario» per le direttive del tribunale. L'ordine, emesso il mese scorso, imponeva lo stop ai voli di deportazione basati sull'Alien Enemies Act, una legge risalente al periodo bellico. Nonostante la Corte Suprema abbia successivamente annullato quell'ordine, stabilendo che il caso avrebbe dovuto essere discusso in Texas e non a Washington, Boasberg ha sottolineato che la decisione della Corte non giustifica la violazione: «È un principio giuridico fondamentale che ogni ordine giudiziario deve essere rispettato - per quanto errato possa essere - fino a che non venga annullato da una corte superiore». Il giudice ha inoltre affermato che il governo ha avuto «ampie opportunità» per spiegare il proprio comportamento, ma che «nessuna delle risposte fornite è stata soddisfacente». L'episodio riapre il dibattito sull'uso controverso di leggi emergenziali da parte dell'esecutivo per gestire l'immigrazione, soprattutto nei confronti di cittadini venezuelani in fuga.
«Intendiamo ricorrere immediatamente in appello», ha scritto il direttore della comunicazione
della Casa Bianca Steven Cheung su X. «Il presidente è impegnato al 100% a garantire che i terroristi e gli immigrati clandestini criminali non siano più una minaccia per gli americani e le loro comunità in tutto il Paese».
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