Caso Anas, l'ira di Salvini. "Ora partono le querele"

Controffensiva del leader leghista: illazioni intollerabili. L'inchiesta: quei funzionari a disposizione degli imprenditori

Caso Anas, l'ira di Salvini. "Ora partono le querele"
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Tommaso Verdini è preoccupato per la gogna mediatica e per il danno di immagine sulla sorella Francesca, mentre viene intercettato dopo la perquisizione della Guardia di Finanza che nel luglio 2022 ha di fatto reso pubblica l'esistenza di un'indagine della Procura di Roma sulle commesse Anas. Lo confida così al suo socio, Fabio Pileri - anche lui indagato - nel timore delle conseguenze dell'attività giudiziaria sui suoi familiari: «Fabio, io mi ritrovo come te, con a differenza tua anche dei problemi familiari non indifferenti perché io c'ho mia sorella e su questo casino avrà dei danni, e il suo compagno». Si riferisce al compagno di Francesca Verdini nonché ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che pur estraneo all'inchiesta in queste settimane è bersaglio delle opposizioni che gli chiedono di riferire in Parlamento. La premier ieri l'ha blindato in conferenza stampa: «Salvini non è chiamato in causa nei documenti che ho letto e ritengo non debba riferire in aula».

Lo stesso ministro ha annunciato «querele» rispetto ad alcuni articoli che lo tirano in ballo: «Essere coinvolto a sproposito in vicende di cui non so nulla, non è più tollerabile. Da oggi cominciano a partire querele, da parte mia e della mia compagna Francesca Verdini come me coinvolta senza motivo in diversi articoli, con l'impegno a devolvere in beneficenza tutto quello che i calunniatori dovranno risarcire».

I pm accusano Verdini jr, il padre Denis, e altre persone di traffico di influenze illecite, corruzione, turbativa d'asta. Per i magistrati gli imprenditori sotto accusa avrebbero pagato consulenze «fittizie» alla Inver, la società di lobbying di Verdini jr e Pileri, per avere una corsia preferenziale in Anas grazie alle entrature dei Verdini, e ottenere degli appalti. I funzionari dell'Anas indagati avrebbero asservito le loro funzioni agli interessi del gruppo fornendo informazioni sulle gare in cambio di promozioni di carriera.

Dopo la notizia dell'indagine, un anno fa, Pileri preoccupato chiede a Verdini jr: «È normale essere andati a dire sblocchiamo questo sblocchiamo quello?». Tommaso Verdini risponde che «è normale e si può fare». Aggiunge che «determinate persone si conoscono» perché il padre «è da 30 anni che è sulla stessa onda politica e ha costruito rapporti, perché si incontra a cene ed eventi e quindi queste persone scattano». Spiega che «il fatto di incontrarsi è regolare» ma «il problema che dice il pm è che agli amici hai cominciato a dire ti faccio fare questo e quello e in cambio tu mi dai l'appalto. Ma questa roba qua non c'è mai stata».

Per Verdini jr «cercare di aiutare i dirigenti sono cose normali». «La verità è che noi per i clienti siamo attrattivi sia per il lavoro che facciamo perché sbloccare ecc ma anche perché possiamo dargli delle informazioni, dargli la percezione di avere dei rapporti che non sono finalizzati alla corruzione, ma all'essere all'interno di una sistema che è quello del mondo dell'Anas». Cioè un imprenditore sa, riferisce Verdini jr, che essere cliente della Inver «può portargli dei vantaggi reputazionali all'azienda, questo è il tema.

Non è che possono pensare che quelli ci avrebbero dato gli appalti, questo non deve essere neanche millantato, tu non hai millantato questo», dice a Pileri. E aggiunge: «Abbiamo già detto che non abbiamo fatto reati». L'accusa contesta invece lotti in dieci regioni che sarebbero stati pilotati a favore della rete di Inver.

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