Il caso Orsini agita la Rai "Basta pollai nei talk show"

La commissione di vigilanza: regolamento in 5 punti dopo le frasi dell'opinionista sulla guerra

Il caso Orsini agita la Rai "Basta pollai nei talk show"

Evitare altri casi «Alessandro Orsini». O meglio, evitare che certi ospiti con posizioni incendiarie diventino «personaggi da talk show», invitati allo scopo di fare teatrino, scatenare risse, creare tifoserie, inscenare «pollai». Come succede da settimane a Cartabianca su Raitre, dove è in atto un duro scontro tra la conduttrice Bianca Berlinguer e il suo direttore di rete Franco Di Mare sulla gestione del programma.

È questo uno degli scopi della risoluzione - un atto di indirizzo - che la Commissione Vigilanza Rai vuole inviare alla Tv di Stato sulla presenza dei commentatori e opinionisti nei programmi. Certo, il documento non nasce contro il professore di sociologia del terrorismo (che ieri a Piazza Pulita su La7 ha detto «Il segretario della Nato è pazzo»), se ne discute da tempo dentro e fuori la Tv di Stato, e la guerra in Ucraina ha accelerato il dibattito, ma la questione Orsini ha un certo peso. La proposta inviata dal presidente Alberto Barachini ai componenti della bicamerale (che sarà vagliata nei prossimi giorni e potrebbe essere approvata - e quindi mandata all'ad Rai Fuortes - già dopo Pasqua) parte dal presupposto che in tema di informazione «il servizio pubblico in questo momento di guerra è chiamato a marcare la propria differenza e comportarsi con senso di responsabilità». Il documento prevede cinque punti: selezionare come commentatori solo persone di comprovata competenza ed autorevolezza; ruotare le presenze per favorire pluralità di voci; privilegiare ospiti a titolo gratuito; evitare la spettacolarizzazione e la ricerca del dato di ascolto; garantire la veridicità dell'informazione e la rigorosa selezione delle fonti e assicurare l'equilibrio corretto delle posizioni esposte.

Ma questi inviti, all'atto pratico, non rischiano di limitare l'autonomia dei giornalisti e dei responsabili dei programmi? «Prima di tutto la nostra è una proposta, non vuole essere un'ingerenza editoriale - risponde il presidente Barachini - Non vogliamo fare censure né di limitare la libertà individuale. Penso comunque che un buon giornalista non possa che essere contento di invitare nelle sue trasmissioni persone di alto profilo. Non si può chiamare, chiunque, per esempio, a parlare di strategie di guerra». Ma a chi verrebbe demandato il compito di stabilire le competenze e l'autorevolezza dei commentatori? «Si potrebbero incaricare giornalisti interni alla Rai di valutare la corretta gestione degli ospiti e di vigilare sulle fake news. La nuova direzione informazione di Mario Orfeo mi sembrerebbe lo strumento valido».

Secondo le vostre direttive, il professor Orsini rientrerebbe nelle categoria «persone di competenza»?. «Non è mio compito parlare di casi personali. Comunque se Orsini viene considerato competente, lo si può invitare qualche volta, non c'è bisogno che sia presente tutte le settimane. Nessuno vuole negare spazio a opinioni divergenti, ma nel servizio pubblico c'è anche una questione di linguaggio e di sobrietà. Non si possono creare personaggi macchietta al solo scopo di alzare l'audience. Ascolto e qualità devono andare di pari passo». E in tema di autorevolezza cosa cambia prendere o meno un cachet? «Se una persona viene pagata magari è più invogliata a fare scalpore in modo da essere invitata più volte e di conseguenza instaurare un rapporto contrattualizzato, le persone veramente autorevoli si prestano volentieri anche a titolo gratuito. Inoltre, dobbiamo stare molto attenti alla questione della valorizzazione delle risorse interne».

Intanto ieri l'amministratore delegato Rai Carlo Fuortes ha comunicato che «è assolutamente prioritario rafforzare ulteriormente gli spazi dedicati a chi in Russia, in Ucraina e in Bielorussia continua ad opporsi ai bavagli di Vladimir Putin. La Rai nei propri programmi riserverà spazio a queste ragioni».

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