
Chi sta usando lo spyware Graphite della società israeliana Paragon fuori dalle regole? Se lo sono chiesti in tanti, ieri. Il Garante della Privacy è stato il più duro, con «un avvertimento a tutti coloro che dovessero utilizzare Graphite o sistemi analoghi, o le informazioni raccolte tramite questi software fuori degli usi consentiti dalla legge», cioè non secondo le finalità di sicurezza della Repubblica e di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati. «Sarebbe una violazione del codice privacy e possono comportare «l'applicazione di una sanzione amministrativa fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato», è il diktat del Garante, rivolto alle nostre agenzie di sicurezza ma anche a Paesi e aziende straniere.
Uno dei bersagli di Graphite si è già rivolto alla Procura di Palermo per avere lumi su chi possa aver interesse a intercettargli il cellulare. Si tratta del fondatore e capomissione di Mediterranea Saving Humans Luca Casarini, sotto processo a Ragusa assieme ad altri colleghi della Ong, finita a quanto pare anche sotto i riflettori della Procura di Palermo per «traffico di clandestini» dal 24 maggio dell'anno scorso, come risulta da un documento di cui ha parlato ieri il Giornale: «Mai ho ricevuto notizie di indagini per questo tipo di reato dalla Procura e mai ne hanno ricevuto altri membri di Mediterranea. Ma sarà facile averne anche le prove: lo chiederò formalmente e per vie legali», dice Casarini, che poi accusa questo quotidiano di «mescolare le carte per giustificare l'attività di spionaggio illegale di giornalisti» e di aver detto che è indagato. Ma nell'articolo di Gian Micalessin non si fa riferimento a Casarini ma a tre indagati della Mediterranea, tra cui l'attivista sudanese David Yambio, presidente dell'associazione Refugees in Libya, che si dice vittima del criminale libico Almasri.
Il Pd ha chiesto al premier Giorgia Meloni «se il governo sia cliente della Paragon Solutions» e chi è stato autorizzato a usare Graphite «per controllare giornalisti e attivisti italiani», come il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e lo stesso Casarini. Secondo il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia «c'è una grave violazione dell'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa»
Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha deciso di affondare il colpo: «Se accettiamo che si intercetti un giornalista, dotato di uno status speciale, vi immaginate che cosa può fare uno Stato con dei singoli e privati cittadini? È in gioco la privacy, che significa libertà», sottolinea l'ex premier, che in una interrogazione presentata al ministro della Giustizia Carlo Nordio vuole sapere «che tipo di attività di intercettazione svolge la Polizia penitenziaria, per escludere che abbia avuto un ruolo nella vicenda Paragon. Sono certo - scrive Renzi sulla sua newsletter Enews - che Nordio smentirà. E finalmente ci dirà qual è il corpo di polizia che ha comprato il trojan da Israele. Magari scopriremo anche se qualche italiano si è prodigato per far acquistare questo materiale e ha ricevuto compensi per questo. Io non mollo».
In serata si è saputo che
l'intelligence italiana e Paragon Solutions hanno concordato di sospendere l'operatività del sistema fino alla conclusione della procedura di due diligence condotta dal Copasir e dall'Agenzia nazionale per la cybersicurezza.
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