C'è attesa in via Casoretto, a due passi da piazzale Loreto e accanto alla parrocchia di Santa Maria Bianca della Misericordia. La gente ha cominciato a radunarsi sotto casa di Silvia Romano intorno alle 14, in serata c'erano diverse decine di persone. Abitanti del quartiere, conoscenti, qualche curioso che scatta foto del portone a vetri. «Arriva stasera», «No, dicono che arriva domani»: le voci si rincorrono all'ombra del palazzo di cinque piani.
Il sindaco Beppe Sala è tornato a parlare della cooperante milanese appena liberata dopo un anno e mezzo di prigionia nel suo video quotidiano: «Silvia Romano libera. Era un auspicio, oggi è una realtà, per cui potremo riportare all'interno questo cartellone (esposto davanti a Palazzo Marino, ndr). Non faremo lo stesso purtroppo per Giulio Regeni. Ostinatamente continueremo a tenere esposto lo striscione che chiede verità per lui». Alle 14, nel momento in cui Silvia è atterrata a Ciampino, in strada, sui balconi e dalle finestre della via in cui la giovane è cresciuta è partito un lungo applauso accompagnato dalle campane a festa. Il flash mob, che ricorda quelli dei giorni peggiori dell'emergenza Coronavirus ma stavolta è gioioso, è solo l'anticipo della festa che il Casoretto intende organizzare (nel rispetto delle distanze di sicurezza) per il ritorno a casa della volontaria. Molti vicini hanno appeso palloncini, tricolore, cartelli e striscioni. I messaggi sono stati attaccati anche al portone, qualcuno ha lasciato una rosa o un piccolo cane di peluche. «Bentornata Silvia», «La nostra ambasciatrice di vita», «Bentornata nel Paese che ora dovrà riconoscere e apprezzare il tuo coraggio», si legge sui fogli colorati. Tutti in strada parlano di Silvia, ognuno ha la propria teoria su come starà e su come sono andate le cose laggiù, lontano anni luce da questi marciapiedi assolati. Le pattuglie della polizia e dei vigili controllano che non si creino assembramenti. «Avevamo bisogno di questa notizia. Certo, per lei non sarà facile tornare in una situazione così particolare. Con l'epidemia e le ansie che ci divorano...», spiega una parrocchiana seduta sul muretto dell'oratorio. Don Enrico Parazzoli, il giovane parroco del quartiere, ha percepito per tutti questi mesi la preoccupazione degli abitanti per Silvia: «Sia in chiesa sia nel suo palazzo, in occasione del Natale e dell'anniversario del rapimento - sottolinea all'Adnkronos-, sempre nel modo discreto e non urlato che hanno i milanesi. Qui Silvia non l'ha mai dimenticata nessuno, l'hanno tenuta nel cuore». Poi il sacerdote aggiunge, accennando alla conversione della giovane: «Grande rispetto per ciò che Silvia Romano ha vissuto e per ogni sua decisione. Nessuno di noi sa cosa significhi essere rapiti, essere in una costrizione psicologica e poi il concetto di conversione per l'Islam è più è una sorta di contratto.
Ti impegni a osservare determinate regole e questo ti garantisce una sorta di protezione. Che ne sappiamo noi se magari le hanno detto o ti sposi o te ne facciamo di tutti i colori? Su questa cosa ci vuole silenzio di chi non sa».
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