Le prime elezioni della Catalogna nell'era Covid, scongiurato il rischio di rinvio e risolto in extremis il repentino ammutinamento di uno scrutatore su quattro, ha prodotto due scossoni nel panorama politico: la bassissima partecipazione, soltanto il 45,7% del censo aveva votato alle 18 con una caduta record di 22,5 punti rispetto alle consultazioni del 2017 (68,26%) e, secondo gli exit poll, la netta vittoria di Esquerra Repubblicana de Catalunya (Erc) con il 38%, seguita dai Socialisti catalani (Psc) al 36%. Un ottimo risultato per il super candidato Salvador Illa, ex ministro alla Sanità, uomo scelto del premier Pedro Sánchez. Dietro a Erc e Psc si sarebbe piazzato con il 30% Junts x Catalunya (JxCat), il partito dell'ex presidente Carles Puigdemont che, invece di finire in carcere come il suo ex vice Oriol Junqueras, ha preferito fuggire a Bruxelles. Il successo di Erc e di Junqueras, che sta scontando una pena di undici anni di galera per avere organizzato, prima, il referendum sulla secessione, negato dalla Costituzione spagnola, e poi avere proclamato in modo unilaterale con Puigdemont, la Repubblica Indipendente di Catalogna, è un chiaro segno che i catalani, preoccupati per il virus, la crisi economica e la mancanza di lavoro, hanno preferito dare il consenso agli indipendentisti più moderati.
In quarta posizione, con il 7%, i sondaggi, danno Dolors Sabater, di Candidatura d'Unitat Popular (Cup), i separatisti della sinistra radicale; Jessica Albiach di En Comú Podem (Ecp), il movimento verde che vuole una separazione concordata e non unilaterale, prenderebbe il 6-7%. Chiudono la classifica Vox, votato per la prima volta in Catalogna, con un buon 6% e i Popolari (Pp) che non andrebbero oltre il 5% quasi a parimerito con Ciutadans (Cs), mentre Ángels Chacón del Partit Demòcrata Europeu Català (PdeCat) si fermerebbe con soli 2 seggi.
La vittoria di Erc dimostrerebbe che, benché i secessionisti abbiano litigato tra loro per tutta la campagna elettorale, la più urlata di sempre, l'emergenza virus li ha in parte ricompattati a discapito dei partiti unionisti.
Con l'epidemia ancora forte in Catalogna, giunta alla seconda ondata e con alcuni casi della temibile variante inglese, i 5,6 milioni di elettori chiamati alle urne, sono stati scaglionati i due fasce orarie: nelle prime ore del mattino, dopo l'inizio delle operazioni alle 9, gli anziani e i soggetti più a rischio di contagio, seguiti dai tamponati, dai presunti non contagiati, con autocertificazione di negatività. I positivi e i cittadini in quarantena hanno dovuto attendere l'ultimo turno, dalle 19 alle 20.
Quasi 280 mila elettori si sono affidati al voto postale, un numero elevato e inedito, il 350% in più rispetto al 2017: il conteggio delle loro schede, non ancora scrutinato, potrebbe ritardare di qualche giorno il risultato finale, assieme all'ordine del Comitato elettorale di procedere più lentamente per rispettare tutte le norme sanitarie. Meglio piano che veloci e contagiati.
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