Quella catena (in)decisionale causa del pasticcio su AstraZeneca

Prima l'ok tra i 20 e i 55 anni. Poi innalzato fino ai 65. A fine marzo emergono i casi di trombosi, la Germania lo vieta agli under 60. Ma Ema, Aifa e Cts escludono correlazioni. E l'Italia continua

Quella catena (in)decisionale causa del pasticcio su AstraZeneca

Un thriller con molti colpi di scena e purtroppo anche delle vittime. La scoperta, la sperimentazione e la successiva distribuzione di un vaccino non dovrebbe ricalcare la trama di un giallo di Agatha Christie o di una novella di Pirandello dove non c'è mai una sola verità. Purtroppo il percorso accidentato del vaccino di Oxford è costellato di accelerazioni, retromarce e inversioni ad U giocate sulla pelle dei cittadini. Nell'incertezza, assolutamente comprensibile visti i tempi straordinariamente ridotti per la produzione in emergenza, le istituzioni responsabili avrebbero dovuto però attenersi al principio di massima precauzione e dare da subito indicazioni inequivocabili e non raccomandazioni. Anche a rischio di frenare la campagna vaccinale come hanno fatto altri Paesi. Soprattutto per i giovani che hanno un rischio bassissimo di contrarre forme gravi di Covid. Ma ripercorriamo le diverse tappe poi culminate ieri nel divieto di utilizzo di AstraZeneca al di sotto della soglia dei 60 anni.

Il vaccino AstraZeneca poi ribattezzato Vaxzevria è stato messo a punto nei laboratori dello Jenner Institute dell'Università di Oxford. Il via libera dall'Agenzia europea del Farmaco, Ema, arriva il 29 gennaio 2021 con un'indicazione alla somministrazione per tutti dai 18 anni in poi. Subito dopo arriva l'ok dell' Agenzia italiana del farmaco, Aifa, però con una diversa raccomandazione: preferibile somministrarlo tra i 18 e i 55 anni. Non perché ci siano dati sull'efficacia in quella particolare fascia d'età, ma perché invece non ce ne sono abbastanza relativamente alla popolazione più anziana. Si procede per difetto insomma. E dunque via libera alle inoculazioni per categorie: forze armate e di polizia, personale scolastico, personale carcerario e detenuti. Dunque una popolazione attiva, giovane dai 20 ai 50 anni.

Il 22 febbraio parte una circolare dal ministero della Salute che alza da 55 a 65 anni l'età di chi poteva sottoporsi al vaccino AstraZeneca in seguito a «nuove evidenze scientifiche». L'età viene ulteriormente innalzata l'8 marzo: ok per gli over 65, escludendo i soggetti estremamente vulnerabili. L'11 marzo è lo stesso premier Mario Draghi ad annunciare il blocco di un lotto «in via precauzionale». Ma poi il 15 dopo il verificarsi di diversi casi sospetti di trombosi correlati al vaccino, prevalentemente in donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni, anche l'Italia decide si sospendere «in via precauzionale» le somministrazioni del farmaco. Nel nostro Paese le morti sospette sono almeno sei. L'Ema avvia un'indagine che però si conclude con la conferma che il vaccino è «sicuro ed efficace». E così il 19 marzo il direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini affiancato dal presidente del Comitato Tecnico Scientifico Franco Locatelli, dichiara che: «I benefici del vaccino AstraZeneca superano ampiamente i rischi. Pertanto il prodotto è sicuro, senza limiti d'età e senza sostanziali controindicazioni per l'uso». Nessuna controindicazione.

Alla fine di marzo però la Germania sospende AstraZeneca per gli under 60, preoccupata da 31 casi sospetti di trombosi, di cui 29 tra donne di età compresa tra i 20 e i 63 anni. Non solo, le autorità sanitarie consigliano alle persone sotto i 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca una seconda dose «eterologa». Da noi si procede anche perché l'Ema ribadisce che non è dimostrata la correlazione fra il siero e i rari casi di trombosi.

Ma altri Paesi la seguono su questa strada sospendendo i vaccino Francia, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Islanda e Canada. La Danimarca annuncia il blocco definitivo il 14 aprile. L'Italia procede con gli open day per i giovani fino allo stop «perentorio» di ieri.

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