I sondaggisti non hanno azzeccato il risultato elettorale in Germania ma hanno individuato il trend degli ultimi giorni: i moderati tedeschi (Cdu/Csu) di Armin Laschet hanno perso le elezioni ma hanno recuperato sui socialdemocratici (Spd) di Olaf Scholz, il vincitore di questa elezione. Terzi i Verdi, e quarti i Liberali mentre i sovranisti di AfD perdono qualcosa rispetto alla scorsa legislatura ma restano sopra all'11%. Secondo le prime proiezioni post-elettorali, la Spd ha ottenuto il 25,9% dei consensi, guadagnando oltre quattro punti rispetto allo scarsissimo 20,5% di quattro anni fa (e al fallimentare 15,8% delle Europee del 2019), ipotecando la guida del governo. Apparso davanti a una folla festante alla Willy Brandt Haus, Scholz non si è lasciato andare a facili entusiasmi. «In molti hanno votato per noi perché vogliono un cambiamento, e vogliono che il cancelliere sia Olaf Scholz. Noi ha proseguito il vicecancelliere uscente abbiamo quello che serve per guidare il paese e manteniamo le promesse. Adesso aspettiamo il risultato definitivo». Fra il dire e il fare c'è di mezzo il 24,6%, quasi lo stesso risultato, ottenuto anche dall'Unione Cdu/Csu di Laschet: un tonfo di oltre 8 punti rispetto al 32,9% di quattro anni fa ma molto meglio dei sondaggi di inizio settembre che indicavano la Cdu sotto quota 20%. «Sapevamo che non potendo contare su Angela Merkel sarebbe finito con un testa a testa, e non possiamo dirci soddisfatti del risultato». Nella sua prima apparizione davanti a un gruppo di sostenitori delusi, Laschet ha cercato di guardare avanti. «Per la prima volta in Germania avremo un governo con tre partiti e sarà cancelliere chi riuscirà a mettere insieme le idee per guidare il paese nei prossimi anni». Il candidato della Cdu ha poi immaginato una Germania «climaticamente più sostenibile, più digitalizzata, più aperta al mercato», descrivendo in sostanza la bozza di programma di una maggioranza fra Cdu, Verdi, Liberali. Un invito smaccato quanto repentino che indica la debolezza del leader moderato: Laschet ha attribuito la cattiva performance elettorale del partito alla non ricandidatura di Merkel, ma in molti nella Cdu e soprattutto all'interno della Csu bavarese, attribuiscono solo a lui, forse il politico meno carismatico sulla piazza, la responsabilità dello scivolone con cui l'Unione Cdu/Csu tocca il risultato peggiore dal Dopoguerra.
Se i moderati piangono, i Verdi ridono amaro. Diventati il terzo partito più votato con il 14,8% dei consensi rispetto all'8,9% di quattro anni fa, i Grünen ottengono molto di meno del 20,5% delle Europee e circa la metà di quanto attribuito loro dai sondaggisti la scorsa primavera, quando il partito guidato dalla giovane Annalena Baerbock sembrava volare più in alto di tutti. A poca distanza seguono i corteggiatissimi Liberali, che salgono all'11,6%, un punto in più di quanto avevano un anno fa. Il partito liberale è tallonato dai sovranisti di AfD, che scendono all'10,8% rispetto al 12,6% del 2017 ma si accontentano di portare a casa un risultato a doppia cifra. Tremano invece i socialcomunisti della Linke: dal 9,2% ottenuto quattro anni fa scivolano al 5% ossia sul livello della soglia di sbarramento.
Se il conteggio definitivo dei voti limerà il loro risultato, gli eredi della Ddr rischiano di rimanere esclusi dal 20mo Bundestag tedesco che, così detta la Costituzione, deve essere convocato entro trenta giorni dall'elezione dei suoi componenti.
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