Più di un commentatore sta leggendo negli avvenimenti di Barcellona un conflitto tra nazionalismi: da una parte il sovranismo schierato a difesa dell'unità spagnola; e dall'altra, invece, la spinta secessionista di chi vuole dar vita a un nuovo Stato nazionale. Si tratta, però, di un'interpretazione superficiale.
Le tensioni di queste ore hanno una natura diversa, dato che nascono dalle contraddizioni proprie delle istituzioni europee. In fondo, Madrid mette in prigione gli indipendentisti in nome di un principio cruciale della modernità: la sovranità. Entro questa logica uno Stato non può essere messo ai voti, anche se può talvolta far ricorso a procedure elettorali. E qui si percepisce la distanza che separa l'Europa continentale dal Regno Unito e dal Canada, che diedero diritto di voto ai cittadini di Scozia e Québec.
Nei Paesi di tradizione assolutista, uno Stato che rischi di trovarsi in minoranza è uno Stato che nega la propria metafisica. In altre parole, per Madrid è inammissibile i confini spagnoli siano decisi da una maggioranza popolare.
A Barcellona, invece, si fa riferimento all'idea che ogni istituzione deve basarsi sul consenso. Quando gli indipendentisti accusano di autoritarismo il governo centrale, poggiano la propria rivendicazione su argomenti liberali e democratici. Intendono difendere il diritto di espressione e il primato della volontà popolare su incrostazioni storiche da cui una società, se lo vuole, ha il diritto di liberarsi.
L'unificazione della Spagna ebbe inizio nel 1469, grazie a un matrimonio. La scelta (diplomatica) compiuta più di cinque secoli fa da due famiglie regnanti può decidere ancora oggi la forma delle nostre istituzioni? Solo se si resta prigionieri della mistica statuale.
Negli ultimi due secoli la politica europea ha cercato un difficile compromesso: ha ereditato le logiche sovrane delle monarchie moderne e ha innestato su di esse taluni principi di libertà.
A Barcellona questa commistione di autoritarismo e liberalismo sta però mostrando tutti i suoi limiti, perché quanti difendono il primato dello Stato non accettano l'idea che la società catalana possa esprimersi.Una cosa è certa: tale scontro cambierà il volto dell'Europa. Capiremo se siamo in grado di entrare in una società più aperta o se, al contrario, l'autoritarismo è tuttora in grado d'imporre le proprie logiche.
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