Centro migranti in Albania. "Pronto entro Ferragosto"

I ritardi legati ai lavori nell'ex aeroporto di Gjadër, chiuso dal 2004, per colpa del terreno paludoso

Centro migranti in Albania. "Pronto entro Ferragosto"
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«Entro Ferragosto». Una fonte albanese conferma al Giornale che l'hot spot a giurisdizione italiana da 30mila clandestini all'anno non sarà operativo prima di allora. Già slittata la deadline del 1 agosto fissata dai premier Edi Rama e Giorgia Meloni, lo aveva anticipato anche il sottosegretario Alfredo Mantovano. «Saranno dieci i giorni di ritardo», la previsione al Foglio del ministro della Difesa Guido Crosetto.

Tirana è ormai il quarto aeroporto «italiano» per partenze da e verso il Belpaese, le presenze segnano un +35% e diverse strutture sono sold out. Ma il turismo non c'entra, né preoccupa il Cpa al porto di Shëngjin in cui i richiedenti asilo provenienti dai 21 Paesi ritenuti sicuri (tra cui Egitto e Tunisia) dovranno essere identificati, in 250 alla volta, nei sei prefabbricati realizzati in 4mila metri quadri a maggio, dentro un fortino con mura alte sette metri. Non saranno in nessun caso minori, donne, anziani o fragili ma solo maschi in piena salute, intercettati e selezionati dalle navi militari italiane nel Mediterraneo. Senza requisiti, scatterà il rimpatrio. Un protocollo osteggiato da Pd, sinistra e principali Ong perché eluderebbe gli obblighi del diritto internazionale ma che ha avuto l'ok da Ue e Consulta di Tirana, in attesa della Corte di giustizia Ue a 2025 inoltrato sul «Decreto Cutro».

A creare qualche grattacapo sono i lavori all'ex aeroporto di Gjadër, la città con 2mila abitanti a 25 km dal porto, nel la zona nord dell'Albania più povera. Fuori dall'ex base Lezhë-Zadrima, distrutta da una rivolta nel 1997 perché la Cia la usava per mandare i Predator Usa in Bosnia-Erzegovina e chiusa dal 2004, il problema è il terreno paludoso che ha richiesto il consolidamento delle fondamenta, con 7mila pali di cemento armato a 13 metri di profondità. Complice anche il gran caldo, che ha reso obbligatoria una pausa tra le 12 e le 17. «Dobbiamo tutelare lavoratori e migranti», sottolinea l'ambasciatore italiano in Albania Fabrizio Bucci. Qui saranno tre le strutture: una da 880 posti per la procedura di asilo, un mini ospedale con sala operatoria ed equipe operativa 24 ore e un carcere da 20 posti.

Il tribunale di Roma ha individuato l'organico per le udienze di convalida della detenzione (massimo 28 giorni, l'alternativa è la cauzione, da 2mila a 5mila euro): saranno una decina i giudici collegati contemporaneamente in videoconferenza. La gestione del centro a cura della Medihospes costerà 34 milioni di euro all'anno, con 379 posizioni lavorative aperte. La vigilanza spetterà ai 20 agenti della Mobile di Roma e Napoli, il Dap è pronto a mandare 45 agenti penitenziari agli ordini di Regina Coeli nella prima fase (17 al mattino, 12 al pomeriggio e 8 di notte). Nel centro da 20 ettari lavoreranno in media almeno duecento persone tra mediatori, tecnici, medici, psicologi, assistenti sociali e un contingente di almeno 300 tra carabinieri, finanzieri e agenti di Ps, la cui diaria è di 100 euro al giorno, mentre per i lavoratori albanesi gli stipendi si aggirerebbero sui 1.200 euro, il triplo del salario medio albanese. Dovranno alloggiare in prefabbricati arrivati nei giorni scorsi con tv e collegamento a internet, «serviranno almeno dieci giorni per montarli tutti», ribadisce la fonte. Tirana ha già ricevuto 16,5 milioni come anticipo, altri 100 milioni sono congelati come garanzia.

A budget per i cinque anni del Protocollo (che piace anche a Londra e Berlino) ci sono 650 milioni complessivi, 350 solo per le trasferte e il noleggio delle navi per la tratta di 15/20 miglia nautiche da Shëngjin a Sud/Sud-Ovest di Lampedusa.

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