Il centrodestra si ricompatta sulla difesa dell'italianità delle imprese e pone una seria questione sul tavolo del governo Draghi. Il casus belli è stata l'ipotesi di cessione di Iveco (che fa capo a Cnh del gruppo Exor, cioè alla famiglia Agnelli; ndr) alla cinese Faw. «C'è un disegno egemonico globale della Cina che ormai non è più nascosto e si intrinseca in una competizione economica. Dico da tempo che è molto pericoloso. L'Italia e l'Europa devono avere e utilizzare strumenti per reagire», ha spiegato il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nelle conversazioni quotidiane con i vertici del partito. Di fatto un placet all'iniziativa del ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, che ha dichiarato Iveco «materia che interessa la golden power». E ieri il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha ovviamente estrinsecato la linea politica. «Iveco non può e non deve finire in mani cinesi: sosterremo ogni iniziativa del governo per difendere Iveco, i suoi dipendenti e le regole del libero mercato anche con l'utilizzo del golden power, se necessario», ha sottolineato.
Ovvia la soddisfazione del leader di Fdi, Giorgia Meloni. «Siamo lieti che il centrodestra si associ alla nostra richiesta», ha commentato. Se l'unità d'intenti (al di là del diverso atteggiamento nei confronti dell'esecutivo Draghi) è un fatto politico, la tutela delle imprese strategiche e dei posti di lavoro connessi è materia che investe competenze trasversali. Il primo a sollecitare l'intervento dell'esecutivo è stato il vicepresidente del Copasir e senatore di Fdi, Adolfo Urso, che sul dossier Iveco aveva presentato un'interrogazione lo scorso 26 gennaio. «Bisogna trovare una soluzione, anche sollecitando l'intervento di Cassa Depositi e prestiti se necessario perché Iveco è fornitore del ministero della Difesa», spiega al Giornale ricordando come «nonostante l'uso della golden power anche nei confronti di aziende comunitarie sia stato prorogato fino al 30 giugno, né Conte né Draghi vi abbiano fatto ricorso». Chiaro riferimento al dossier Stellantis ove l'ago della bilancia sembra pendere verso Peugeot e non Fca.
Ma Urso, da mesi, invoca maggiore attenzione anche nei confronti del settore finanziario. «Crédit Agricole ha lanciato un'Opa sul Credito Valtellinese che potrebbe ripagarsi con le deduzioni fiscali sulle svalutazioni dei crediti in sofferenza e con il capitale in eccesso della banca italiana, una volta acquisita», ricorda evidenziando come «il Copasir all'unanimità abbia denunciato l'eccesso di interventismo della finanza francese in Italia». Non ci sono solo Stellantis e Creval, ma anche il futuro di Borsa Italiana in procinto di passare alla transalpina Euronext, le evoluzioni del risiko bancario che vedono al centro della scena Unicredit, Monte dei Paschi e il Banco Bpm e i riassetti azionari in Mediobanca (dove Mister Luxottica, Leonardo Del Vecchio, è primo azionista; ndr) che potrebbero incidere sui destini delle Generali. Senza contare come la recente sentenza della Corte Ue sul salvataggio di Tercas da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi abbia di fatto messo a nudo come la direttiva sul bail in abbia penalizzato le banche italiane.
Come ha precisato lo stesso Giorgetti, «il golden power si attiva solo quando i fatti
avvengono». Il tema, perciò, non è congetturare sul futuribile, ma definire una scala di priorità e coordinare una maggioranza che comprende anche formazioni filo-cinesi come M5s e acriticamente euro-ottimiste come il Pd.
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