È un segnale forte quello che arriva dal vertice di Villa Grande, un messaggio recapitato tanto ai grandi elettori moderati, quanto a quelli di centrosinistra. Il centrodestra di governo e di opposizione è in campo e giocherà unito la partita del Quirinale, qualunque sia il candidato, e non accetterà film e copioni già visti, né ruoli da comprimario.
La disponibilità a sostenere una eventuale candidatura di Silvio Berlusconi è confermata da tutti. «Se deciderai di candidarti, ti sosterremo» dice Matteo Salvini. Senza piani B. L'ultimo passaggio verrà consumato a gennaio quando le forze della coalizione torneranno a vedersi e verificheranno le condizioni maturate. Ma c'è un'altra convinzione condivisa da tutti i partecipanti, sia pure con sfumature diverse, ovvero che l'aumento dei contagi suggerisce di dare continuità a questo governo. Meglio insomma che Mario Draghi continui il suo lavoro a Palazzo Chigi, senza fughe in avanti quirinalizie.
Ma come si giocherà la partita? Berlusconi ha chiesto agli alleati di garantire i propri voti, su quelli mancanti proverà lui stesso a lavorare, almeno in prima battuta. Il Cavaliere insomma è in campo, ai partecipanti è apparso molto deciso e fiducioso, anche se un piano operativo verrà fatto dopo le feste. Nessuna ufficializzazione, comunque, della sua discesa in campo. «Io candidato? Abbiamo parlato evidentemente anche di questo. Abbiamo rimandato ogni decisione all'inizio dell'anno» spiega Berlusconi alla fine del vertice. Per il momento sono stati fissati due appuntamenti: dopo Natale una riunione dei responsabili enti locali per entrare in una fase più operativa e per coordinarsi sull'elezione dei delegati regionali. E poi un nuovo incontro dei leader intorno al 12-13 gennaio. Giorgia Meloni, invece, ha invitato gli alleati a non percorrere né la soluzione Draghi né un Mattarella Bis, qualora non si concretizzasse l'affondo su Berlusconi, ma di andare a cercare una figura che esca dai consueti circoli di potere, quel «patriota» indicato durante la Festa di Atreju. Fermo restando che anche per Fratelli d'Italia la priorità è l'unità del centrodestra.
Alla fine Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Lorenzo Cesa, Giovanni Toti e Maurizio Lupi redigono un comunicato che batte sul tasto della sintonia di una coalizione che oggi «governa con ottimi risultati la maggioranza delle regioni e aspira a tornare al governo, sulla base di valori comuni e di un programma condiviso, per unire e non per dividere, per far crescere l'Italia nella libertà, nel benessere, nella sicurezza, nell'attenzione verso i più deboli». Una premessa seguita da una esplicita promessa di fedeltà: «Il centrodestra affronterà unito tutti i prossimi appuntamenti istituzionali ed elettorali - dall'elezione del Capo dello Stato fino alle elezioni amministrative e politiche - nella consapevolezza della comune responsabilità di rappresentare la maggioranza degli italiani, un'Italia che guarda all'Europa e al mondo orgogliosa della propria storia e identità».
La sintesi uscendo da Villa Grande la fa Maurizio Lupi. «Abbiamo convinto Berlusconi e Berlusconi ha convinto noi che la forza del centrodestra è la sua unità. Sia per le proposte economiche che per il Quirinale il dato più importante è che il centrodestra, inclusa Fdi, deciderà insieme il metodo e il candidato.
Si inizierà a votare dopo il 24 gennaio e dovremo lavorare innanzitutto sulle regioni per i delegati regionali e poi per individuare una strada comune». La legislatura deve finire con questo governo? «Mi sembra non sia ancora terminato il compito che abbiamo davanti».
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