Cernobbio. «Se il centrodestra andasse al governo, dovrebbe tenere tre punti saldi. Il Pnrr, che non si può ridiscutere perché i ritardi sarebbero negativi in quanto non consentirebbero di ricevere i fondi. L'attenzione ai conti pubblici che Berlusconi e altri leader della coalizione hanno promesso. E, infine, l'energia: il fatto che si voglia puntare su rigassificatori e nucleare è positivo». Emma Marcegaglia, presidente dell'omonimo gruppo (leader nella siderurgia) ed ex numero uno di Confindustria, non è preoccupata dalla probabile discontinuità a Palazzo Chigi dopo il 25 settembre. E al Forum Ambrosetti di Cernobbio l'aria che si respira non è tesa: imprenditori e finanzieri sanno che chiunque siederà a Palazzo Chigi - tanto più se sarà il centrodestra come indicano i sondaggi - dovrà essere cauto. Anche se Marcegaglia non esclude a priori la possibilità di soluzioni choc, soprattutto in ambito energetico. «Occorre trovare un'intesa europea sul tetto al prezzo del gas ma, se non la si raggiungesse, si potrebbe pensare a uno scostamento per evitare la perdita di migliaia di posti di lavoro a causa della crisi».
Un discorso analogo a quello del vicepresidente del gruppo ospedaliero San Donato, Paolo Rotelli. «Chiunque governi non ci preoccupa», afferma perché «la priorità è tutelare gli operatori sanitari privati accreditati che stanno sopportando un aumento dei costi, che continuano a investire - come abbiamo fatto con il San Raffaele e il Galeazzi - ma vengono penalizzati rispetto agli ospedali pubblici cui è garantito un aiuto in bilancio contro i rincari dell'energia».
Riccardo Illy, vicepresidente di Illycaffè ed ex governatore friulano, pur volendosi tener fuori dalla tenzone, non vede rivoluzioni all'orizzonte. «Mi aspetto la continuità dei rapporti con l'Ue e con il resto dell'Occidente, stabilità nel sostegno all'Ucraina e attenzione ai temi dell'energia», spiega. Il presidenzialismo (che alla leader di Fdi, Giorgia Meloni, non dispiace)? «È un sistema che va valutato ma se il modello è quello francese non è detto che garantisca la stabilità». Concetto ribadito da Cristina Scocchia, amministratore delegato della multinazionale triestina del caffè. «Chiunque governi dovrà adoperarsi per il taglio del cuneo fiscale e per confermare i sostegni anti-rincari», rimarca.
Anche il mondo della finanza non ha pregiudiziali. Lo evidenzia bene Roberto Nicastro, presidente di Banca Aidexa. «Il nuovo governo avrà due priorità: il Pnrr e l'uscita dolce dal sistema di crediti garantiti dallo Stato per le pmi» che tra 2020 e 2021 hanno toccato quota 200 miliardi di euro. Ancor più sereno Andrea Battista, amministratore delegato di Net Insurance. Il nuovo governo? «Non ci preoccupa - dice - perché il sentiero è tracciato tra Pnrr, Tpi (il nuovo scudo anti-spread della Bce; ndr) e Mes. Se ci si comporta bene, l'Europa ci sosterrà, altrimenti si dovranno operare correzioni in corsa» come accaduto per la prima manovra del governo gialloverde nel 2018.
«L'importante è che ci sia una visione di lungo periodo per garantire gli investitori esteri e per tutelare il Made in Italy all'estero», sottolinea Marco Hannappel, presidente e ad di Philip Morris Italia. «Non siamo pessimisti: ciò che conta è che sulle tematiche del lavoro il governo si confronti con chi ha esperienza e non si ripetano gli stessi errori di reddito di cittadinanza e decreto Dignità», rileva Rosario Rasizza, ad di Openjobmetis.
Icastico il presidente di Toscana Aeroporti, Marco Carrai che liquida con una battuta la
proposta Fratojanni-Bonelli (che a Letta non dispiace) di abolire i jet privati: «Non bisogna aver paura di chi ha successo, la ricchezza è un mezzo per fare del bene e mi sembra stupido che qualcuno pensi che si possa abolire».
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