La Commissione europea boccia ancora l'Ungheria sul fronte delle riforme sullo stato di diritto che erano state chieste e legate a doppio filo all'erogazione dei fondi comunitari.
Semaforo rosso sull'attuazione del piano predisposto dalle autorità di Budapest e che era stato concordato con Bruxelles. Che ora proporrà un via libera condizionato al Pnrr ungherese, rimasto l'unico a non aver ancora ricevuto il semaforo verde. Non solo. Ieri una risoluzione del Parlamento europeo, non legislativa ma fortemente politica, chiede alla Commissione di resistere alle pressioni dell'Ungheria sullo sblocco dei fondi.
La polemica è scoppiata in Italia perché gli eurodeputati di Fratelli d'Italia e della Lega, parte dei conservatori Ecr e di Id - accusati da tempo dalle opposizioni di simpatie nei confronti del modello ungherese - hanno votato contro il documento.
Diversa la posizione di Forza Italia, parte del Ppe, che - tranne un contrario - ha invece votato a favore. Gli eurodeputati di Fdi hanno votato compatti in modo contrario, mentre nella delegazione della Lega, stando ai tabulati, si registra un voto a favore. Il testo, che propone il congelamento delle risorse europee per «proteggere il bilancio Ue dalle violazioni dei principi dello Stato di diritto in Ungheria», è stato approvato con 416 favorevoli, 124 contrari e 33 astensioni.
Si tratta, appunto, di una risoluzione non legislativa, dunque spetterà alla Commissione Ue decidere, la prossima settimana.
Il premier Orban ieri ha risposto che «l'Ungheria ha risposto a tutti i requisiti imposti dall'Unione europea per ricevere i fonti comunitari». Di fronte agli imbarazzi che echeggiano dall'Italia sulle diverse posizioni tra alleati rispetto al caso ungherese, la delegazione di Fdi- Ecr, precisa: «Il voto negativo di FdI, insieme a tutto il gruppo Ecr, sulla risoluzione non ha nulla a che fare con la presunta vicinanza a modelli illiberali di cui spesso si blatera a sinistra. Magari dalle parti di quel Pd e di quel M5S laddove l'ambiguità sulla Russia di Putin è all'ordine del giorno, come avvenuto ieri a Strasburgo - spiega la nota di Fdi - Pochi dicono che, dopo l'approvazione del meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto connesso ai Pnrr nazionali, è iniziato un intenso dialogo che ha portato la Commissione Ue a concordare con il governo ungherese ben 17 riforme per mettere in sicurezza il sistema degli appalti pubblici dai rischi di corruzione e di scarsa trasparenza.
Molte di queste riforme sono già state approvate e sono operative. Ciò nonostante - continuano gli eurodeputati - si vuole continuare ad utilizzare il principio sacrosanto dello stato di diritto per colpire un governo non allineato politicamente, incuranti dei passi avanti compiuti in questi mesi di intensa collaborazione. Questo accanimento rischia di far perdere di credibilità il principio stesso e gli strumenti messi in campo per farlo rispettare».
Gli europarlamentari a maggioranza invece hanno ritenuto
«insufficienti» le 17 misure correttive adottate da Budapest nel quadro del meccanismo di condizionalità. Il piano di riforme era stato concordato con la Commissione europea, pena il congelamento del 65% dei fondi europei di coesione.
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