Nel cartellone del festival Verdi in corso a Parma non stonerebbe un sequel de Il Trovatore. Più che un melodramma sarebbe un giallo: al posto di soprano e tenori, gli agenti della sezione Antidroga, uno spacciatore in fuga e un collezionista giapponese, gabbato e derubato. La musica? Quella di un preziosissimo violino del Seicento rocambolescamente ritrovato e miracolosamente intatto. Al punto che oggi sarà suonato per la prima vota dopo almeno 15 anni di «latitanza». La prima scena di quest'opera in molti atti, però, non è questa, ma sta in una scritta sulla cassa armonica, tanto semplice, quanto incontrovertibile: «Nicolaus Amatus cremonenses me fecit, 1675». Gli agenti della Polizia hanno subito compreso che, pur non avendo trovato quello che cercavano, si erano imbattuti in qualcosa di ancora più prezioso.
É l'aprile del 2019 e c'è un decreto di perquisizione da eseguire: Stefano Marzano, 48 enne reggino, c'è ricascato. Lui è un trafficante disinvolto e rapido. In casa gli agenti cercano la droga, come già nel 2018, quando era già stato arrestato. Stavolta però la roba non salta fuori, nemmeno sotto il letto da dove, invece, spunta un violino. Bello, lucente, le forme morbide, l'aria antica e perfetta, come solo i grandi della liuteria cremonese sapevano fare. Quel cartiglio, poi, è una firma: Nicola Amati, figlio di Gerolamo e nipote di Andrea, di Stradivari e Guarnieri è stato pure il primo maestro. Il pusher abbozza: «É un dono di mia cognata colombiana che lo ha ereditato dalla nonna che lo comprò al banco dei pegni».
Insomma, più che la fiera dell'est, il celebre mercato di Bogotà. Intanto gli agenti ritrovano anche vecchie corde, ma non l'archetto. Quel violino sembra restare muto, nel suo mistero, ma a farlo «cantare» viene nominato dal sostituto procuratore Emanuela Podda un super esperto da Cremona, il liutaio Simeone Morassi che ancora ieri, davanti agli agenti, aveva gli occhi lucidi nel descrivere le caratteristiche dello strumento.
La sua expertise non si discute: il valore del violino si aggira sul milione di euro. Ed ecco «l'accordo» magico, la Polizia fa bingo: sono loro «i trovatori» di questa opera melò. Le corde rinvenute accanto al violino hanno un'etichetta giapponese e proprio dal paese del Sol Levante pende, fin dal 2005, la denuncia di furto di uno strumento simile. La descrizione coincide. É un coro di vittoria all'unisono.
All'appello mancano ancora due archetti, uno da violino ed uno da violoncello che, grazie alla Squadra Mobile e agli omonimi nipponici, vengono rinvenuti in un laboratorio cremonese, con un valore di 4 mila e 100 mila euro. É li che Marzano aveva portato il suo bottino per una prima stima.
Ora lui è in fuga con un'accusa per ricettazione, ma la musica è cambiata: il gran finale è atteso oggi quando a suonare questo violino di quasi 400 anni arriverà, prima in chiesa e poi al teatro Regio, Lena Yokoyama, violinista che nel lock down si era esibita sul tetto dell'ospedale di Cremona. La musica vince tutto: sipario.
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