Charlie, Francia blindata: rischio Fratelli musulmani

Il ministro dell'Interno Retailleau alza l'allerta: "Mai così in pericolo". E punta il dito contro gli estremisti

Charlie, Francia blindata: rischio Fratelli musulmani
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La sinistra francese «scopre» le cause del terrorismo nel primo decennale del sanguinoso attacco a Charlie Hebdo che causò la morte di 17 persone (tra l'assalto alla rivista, all'Hyper Cacher, a un supermercato kosher e al sobborgo parigino di Montrouge). L'ex premier francese e attuale ministro responsabile dei territori d'Oltremare, Manuel Valls, afferma che «siamo in guerra» contro il terrorismo e che «il fondamentalismo islamico agisce sul lungo termine per colpire le democrazie occidentali». Parole che rappresentano una presa di coscienza oggettiva e si sommano ad altri commenti dello tesso tenore provenienti dalla sinistra e da altre parti politiche. Il primo cittadino di Parigi, la socialista Anne Hidalgo, rivendica «la lotta per la libertà di espressione, la libertà di stampa, la tolleranza, la convivenza, la lotta contro il razzismo e l'antisemitismo, la protezione dei nostri valori umanisti di fronte all'oscurantismo e all'odio», mentre il presidente francese Emmanuel Macron conferma l'idea di realizzare un museo-memoriale in ricordo delle vittime del terrorismo a Hauts-de-Sein.

Gli attacchi andati in scena a Magdeburgo e New Orleans hanno portato il governo francese a prendere provvedimenti, come quello di espandere la cosiddetta «neutralità» religiosa nello sport o nell'istruzione, o vietando alle madri che fanno da accompagnatrici durante le gite scolastiche di indossare il velo islamico. Il principale «sostegno ideologico al terrorismo» in Francia è rappresentato dai Fratelli Musulmani che hanno raggiunto una certa proiezione entrando nelle moschee e in altre associazioni, precisa il ministro dell'Interno francese, il repubblicano Bruno Retailleau, secondo cui è indispensabile rafforzare la sicurezza antiterrorismo a causa della «minaccia jihadista mai così presente». Retailleau nel giorno del decennale della strage ha ricordato che la minaccia non è mai stata così presente, spiegando che lo scorso anno nel paese sono stati sventati nove attacchi islamici, ovvero il numero più negli ultimi otto anni, per cui resta convinto che «il vivaio di tale minaccia è l'islamismo».

Retailleau ha anche osservato che fortunatamente dal 2015 la Francia si è riarmata contro il terrorismo, «ma la battaglia contro il totalitarismo islamico è ben lungi dall'essere vinta ed è chiaro che domani la Francia potrebbe essere nuovamente colpita».

In prima pagina il quotidiano di sinistra Le Monde ha scelto di pubblicare una vignetta con una bandiera francese insanguinata accanto all'editoriale dal titolo «La Francia è ancora sotto choc», che paragonava l'impatto degli attacchi del gennaio 2015 a quello dell'11 settembre negli Stati Uniti.

Anche in Italia la sinistra ricorda la strage prendendo atto del ruolo del fondamentalismo islamico: lo fa con Enrico Borghi di Italia Viva, che tocca il nesso tra la radicalizzazione jihadista e l'attacco alla libertà di espressione, e con Pina Picierno (Pd) secondo cui a dieci anni dalla strage rivendicata da al Qaida «è ancora vivo il ricordo di quella pagina terribile per la Francia e per l'Europa intera. Anche oggi non occorre abbassare la guardia nella salvaguardia delle libertà e dei diritti», scrive su X.

A non difendere il settimanale satirico ma, anzi, a minacciare ritorsioni legali ci ha pensato cinque anni fa il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dopo la pubblicazione di una caricatura che lo ritraeva in mutande.

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