Chi accusa Amadori diceva: "Assedieremo il ministro"

La campagna contro il prof partita dallo scrittore-militante Raimo che farneticava di "truppe scelte" contro il governo

Chi accusa Amadori diceva: "Assedieremo il ministro"
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Il nemico del giorno è Alessandro Amadori (foto) professore chiamato dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara a guidare il progetto di educazione affettiva e sentimentale nelle scuole. Ma chi lo ha messo sul banco degli imputati ha le credenziali giuste per assegnare e togliere patenti di «presentabilità» al professore della Cattolica? A un primo sguardo, il consigliere del ministro sembra più solido e credibile di molti dei suoi detrattori.

Eloquente il fatto che il primo accusatore di Amadori sia Christian Raimo, che all'indomani della nascita del governo Meloni, si rivolgeva idealmente proprio a Valditara, avvisandolo sulla formazione di «truppe scelte che domani vi verranno a assediare».

Questo il pulpito da cui partono gli strali del politicamente corretto. Ma dopo la tragica vicenda dell'omicidio di Giulia Cecchettin, il racconto mediatico che viene messo in campo contro il centrodestra ruota intorno al «patriarcato», presunto brodo di cultura della violenza. È aperta quindi la caccia al maschilista, anche immaginario. Il bersaglio grosso è il consulente del ministro. Psicologo, esperto di comunicazione, il professore è stato messo alla gogna per un recente libro, «La guerra dei sessi», che ha cercato di spiegare - senza manicheismi, a suo dire - le difficoltà nei rapporti fra i sessi e anche la violenza che spesso ne sfocia. Amadori ha spiegato le sue tesi al Giornale, e ieri è nuovamente intervenuto per illustrarle. La polemica tuttavia non accenna a scemare, nonostante il clima di collaborazione bipartisan trovato in Parlamento fra i partiti.

Altra musica sul terreno «culturale», o sedicente tale. La campagna contro Amadori è partita con l'articolo del «Domani» firmato da Raimo, non certo un campione di moderazione ed equilibrio politico. Insegnante, scrittore ed ex assessore municipale a Roma, Raimo ha raggiunto una certa notorietà per polemiche oltranziste e forzature ideologiche. Nel 2019 decise di lasciare il Salone del libro dopo un post sull'antifascismo, tema sul quale a settembre ha fatto perdere la pazienza perfino a Luca Telese e Marianna Aprile su La 7. Ma nel suo curriculum di polemista devono essere citate anche le parole sull'Emilia-Romagna, accusata - dopo l'alluvione -per l'esaltazione della «motoristica», la «turistificazione selvaggia» e gli «allevamenti intensivi». Il 24 ottobre 2022, su «X» Raimo scriveva: «Ministro dell'istruzione e del merito, da ora in poi sappi che io a scuola insegno solo storia militare per formare le truppe scelte che domani vi verranno a assediare». Provocazione? Certo. Un assedio simbolico, ovvio, ma tant'è.

Per lo stesso Raimo il libro di Amadori addirittura nega la violenza maschile e sostiene tesi «cospirazioniste» sul tentativo delle donne di dominare i maschi. Il ministro ha difeso il suo consigliere: «Ho letto il libro - ha detto - non c'è alcuna frase contro le donne in generale né che si giustifichi atteggiamenti di prevaricazione contro le donne.

Si parla di un rapporto conflittuale tra uomo e donna, si stigmatizza persino il patriarcato e l'atteggiamento violenza e si dice che in alcuni casi ci sono atteggiamenti prevaricatori da parte del genere femminile; non c'è alcun atteggiamento discriminatorio in quelle pagine, lui ha la sua tesi, io potrei averne altre» ha concluso Valditara, ribadendo di non accettare «polemiche strumentali e del tutto pretestuose».

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