Chi è Giulio Sapelli, l'economista che difende i vitalizi

Ecco perché Giulio Sapelli, l'economista cresciuto nell'Olivetti, presentato come possibile premier in quota Lega, non entrerà a Palazzo Chigi

Chi è Giulio Sapelli, l'economista che difende i vitalizi

“Chi entra Papa, esce cardinale”. Questo adagio, usato solitamente in ambito ecclesiastico, con ogni probabilità si adatterà anche per Giulio Sapelli, il discusso economista che da questa mattina ha rilasciato varie interviste in cui rivela di essere stato contattato dagli esponenti della nascente maggioranza giallo-verde.

"Ho incontrato il M5S e la Lega ieri sera, non sono andato a cena, erano le 21.30 circa e non credo che avessero cenato. Io non sapevo di questa nota del M5S. Ieri sera mi avevano chiesto di incontrarmi quelli dei 5 Stelle, insieme alla Lega, vorrà dire che hanno cambiato parere”, ha detto l’economista ai microfoni della trasmissione 'Ho scelto Cusano - Dentro la notizia’, commentando i rumors che davano il suo nome in discesa. Ma vediamo chi è Giulio Sapelli e perché sarebbe stato prima contattato dalla Lega e dal M5S e, poi, ‘bruciato’ dai pentastellati.

Sapelli, tornese, classe 1947, laureato in storia economica, si è fatto le ossa nella Olivetti, dove si è specializzato come consulente per le aziende. Nel ‘96 è entrato nel Cda di Eni ma nella sua carriera è stato anche presidente della fondazione Monte dei Paschi di Siena e consigliere di Unicredit e di Ferrovie dello Stato. Ha, inoltre, svolto attività di consulenza direzionale, formativa e di ricerca presso l'Isvor Fiat, la Galbani Italia, il gruppo SBN, il Credito Emiliano, Telecom, Tim, l'AGIP Petroli, FS S.p.A., Finmeccanica, Barilla. È stato professore di storia economica dell'università di Milano di un giovane Matteo Salvini che, pur non avendo concluso la carriera universitaria, è grande estimatore delle sue posizioni antieuropeiste.

Sapelli, a tal proposito, sabato ha scritto per ilSussidiario.net un editoriale dal titolo 'Il vero piano M5s-Lega: smontare la Ue per rifarla’ in cui sosteneva che: “L'Europa a funzionalità né federale né confederale a sovranità sottratta e non condivisa è una sorta di biblico Behemoth che sguazza in un fango tecnocratico ordoliberista”. E aggiungeva: “Ora la patria di Dante dà vita — tra mille pressioni, giochi di specchi, cadute di borsa artefatte, spread minacciati e non esplosi — dà vita a un governo a cui gli italiani non sono più abituati: un governo che nasce dal voto pur con tutte le debolezze di una legge elettorale alchemica e anemica, portatrice di caos". E ancora: "I due giovani leader dei due partiti più votati devono impegnarsi affinché l'Europa, insensatamente preoccupata di un 'populismo’ che lei stessa ha provocato, non incrini i suoi rapporti e la sua interdipendenza con gli Stati Uniti". Nello stesso editoriale, però, Sapelli, prendeva anche le distanze dalla battaglia contro i vitalizi:"Non denigrino il Parlamento: fare campagne contro i vitalizi è un atto di lesa maestà. Se vogliono, come dicono, che tutti facciano politica, tutelino il diritto dei poveri e non solo dei ricchi a fare politica. Ma per questo occorre una grande conversione intellettuale, disconoscendo il ventennale, capillare lavoro di chi per vent'anni ha spiegato agli italiani che la casta sono i politici. No. Le vere caste stanno altrove".

Una posizione che non deve essere piaciuta ai vertici del Movimento, probabilmente già scottati da un’intervista che Sapelli ha rilasciato al giornale online Vita lo scorso settembre e che, in queste ore, è tornata d’attualità. L'economista, commentando i risultati delle elezioni in Germania che avevano visto l'ascesa del partito di estrema destra antieuropeo Afd, diceva: “Esiste un arco istituzionale in Germania, in cui si muovono molti partiti che sapranno arginare questi neonazisti.

Mi sembra, da questo punto di vista, che la situazione sia molto più preoccupante in Italia con il M5S. La Germania è vaccinata e ha gli anticorpi. Noi no. E non mi riferisco alle presunte istanze populiste del Movimento di Beppe Grillo, ma al suo evidente dna di matrice neonazista”.

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