L'avvicinarsi del "giorno della verità" sul doppio mandato è motivo di forte agitazione nel Movimento 5 Stelle. Entro fine mese è previsto il voto online per consentire agli iscritti di modificare o tenere in vita un pilastro che ha segnato la storia della galassia grillina. Sono circa 70 i parlamentari del M5S che rischiano di restare fuori dalle stanze del palazzo se dovesse restare in vigore il limite dei due mandati. Da qui lo stato di ansia diffuso. Beppe Grillo è pronto a intervenire, ma la scissione sembra essere ormai a un passo.
Chi rischia la poltrona
La speranza per alcuni big è quella di possibili deroghe, che potrebbero funzionare così da ancora di salvezza. Comunque sono diversi i piani alti che potrebbero finire in tribuna: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il titolare del dicastero per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, il ministro per le Politiche giovanili Fabiana Dadone e il viceministro all'Economia Laura Castelli. Temono lo stop anche i due sottosegretari Manlio Di Stefano (Esteri) e Carlo Sibilia (Interno).
Tra i deputati spicca il nome del presidente della Camera Roberto Fico, oltre che quello dell'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del capogruppo Davide Crippa e del tesoriere Claudio Cominardi. Tra i volti noti figurano pure Riccardo Fraccaro, Carla Ruocco, Sergio Battelli, Giuseppe Brescia e Francesco D'Uva.
Pure tra i senatori non mancano esponenti di rilievo. Su tutti emergono tre nomi: l'ex reggente Vito Crimi, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e l'ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. A loro si aggiungono il questore Laura Bottici e il presidente della commissione Bilancio Daniele Pesco.
L'intervento di Grillo
La prossima settimana si prospetta infuocata per il Movimento 5 Stelle. Innanzitutto martedì 21 giugno ci sarà la risoluzione sull'Ucraina, tema delicato su cui non sono da escludere spaccature in maggioranza e nel M5S. Il giorno dopo potrebbe tenersi un'assemblea congiunta dei parlamentari. E l'Adnkronos riferisce che dopo altre 24 ore, ovvero giovedì 23 giugno, Beppe Grillo potrebbe arrivare a Roma.
Il comico genovese ieri è piombato nella discussione tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, schierandosi dalla parte del limite dei due mandati per "prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere" ed evitare "una sua deriva autoritaria". Il suo intervento non ha di certo placato gli animi nei gruppi pentastellati, che hanno dato prova di nuove divisioni con tanto di dichiarazioni al veleno.
L'approdo di Grillo nella Capitale potrebbe avere l'intento di calmare le acque, di riportare la situazione a un sano livello dialettico. E potrebbe provare a farlo incontrando direttamente i big Di Maio e Conte, oltre che i gruppi parlamentari. Ma non sarà affatto facile: l'impressione è che le conseguenze siano ormai inevitabili.
Non a caso una fonte rivela al Corriere della Sera che trovare un compromesso "è impossibile".
E c'è chi mette subito le mani avanti per scongiurare sconti ai figli d'oro: "Se la politica non è un mestiere deve valere per tutti". Come scritto da Domenico Di Sanzo su ilGiornale in edicola oggi, la scissione non è più un tabù. Anche perché il sospetto è che Conte possa forzare la mano e provocare la caduta del governo Draghi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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