Payton Gendron, 18 anni, americano, suprematista, antisemita, ha massacrato una decina di persone mentre facevano la spesa in un supermercato di Buffalo. Nelle parole si trova ciò che il nostro pensiero vorrebbe rappresentare le sue verità, le sue emozioni - e nelle parole di questo ragazzo comprendiamo che è una vittima di se stesso, dell'ignoranza che lo ha deviato mentalmente. «Suprematismo» è una corrente artistica fondata agli inizi del Novecento dal pittore russo Kazimir Malevic che sosteneva la necessità di un'arte libera da fini pratici e anche estetici, «l'arte per l'arte». Sulla parola antisemita c'è da chiedersi come si possano tenere insieme concetti tanto diversi. È l'ignoranza e la perversione linguistica che, tenute insieme, finiscono per giustificare un massacro.
Il suprematismo è una teoria cospirazionista del Great Replacement, cioè la convinzione che i bianchi saranno estinti, sostituiti da immigrati. Naturalmente a questa cospirazione partecipa il sionismo internazionale. Si potrebbe tagliar corto: affermazioni deliranti di una mente paranoica. Però questa mente è riuscita a scrivere un manifesto di 106 pagine in cui descrive la sua filosofia, anticipando la strage e cercando di spiegarla. Non il raptus di un folle, armato fino ai denti ma una teoria costruita in isolamento durante il Covid con pezzi di frasi dai social, simboli più o meno attribuibili al nazismo, il suo pantheon cultural-esistenziale.
Partiamo dal presupposto che non si deve arrivare a censurare nessuno: siamo veramente consapevoli di ciò che porta questa libertà della galassia virtuale? Noi stiamo vivendo una rivoluzione, quella informatica, che per la sua potenza e, quindi, per i suoi effetti, è simile a quella provocata da Johannes Gutenberg quando inventò, intorno al 1453, la stampa a caratteri mobili. Un'invenzione che consentì un'impensabile libertà di comunicazione e di studio. Oggi la virtualità distrugge quel tipo di socializzazione del sapere e lo sostituisce con un soggettivo isolamento dagli altri, dal mondo esterno. E in questa solitudine si spalanca un'indefinibile ampiezza di comunicazione, assolutamente incontrollabile. Le persone fragili culturalmente ed emotivamente vengono risucchiate da questa galassia virtuale che crea la convinzione di avere conoscenze e competenze adatte a qualsiasi situazione, anche a quella di giustificare una strage.
Come si può ancora pensare che non ci debba essere un limite, un controllo,
sì certo, una censura a questa anarchica libertà della virtualità, la quale, senza che nessuno batta ciglio, consente di mettere insieme il suprematismo con l'antisemitismo, e infinite altre fantasie idiote e drammatiche?
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