Proprio perché non si accorsero di nulla. Proprio perché non seppero vedere, cogliere il disagio e quel senso di distruzione e proposito di uccidere che si stava impadronendo di loro figlia: per queste ragioni la Procura di Parma torna a chiedere il carcere per Chiara Petrolini, la 21enne accusata di aver partorito e sepolto vivi i suoi due bimbi nel giardino di Traversetolo, nel Parmense. Omicidio volontario, premeditato, aggravato da parentela e doppia soppressione di cadavere: un'accusa pesante per un regime afflittivo a oggi alquanto leggero.
La Procura non ci sta: «Non si può affidare il buon esito degli arresti domiciliari ai genitori» ha scandito con fermezza Alfonso D'Avino, procuratore capo della città emiliana. Dagli uffici di Parma si torna a chiedere una misura più dura per la studentessa di scienze dell'Educazione e babysitter modello, che ora vive con i genitori, in una casa diversa dal villino di Vignale e lontana anche da nonna e fratellino al quale, soprattutto, si cerca di accordare una nuova normalità. La Procura aveva già messo nero su bianco una prima richiesta di carcere fin da metà agosto, quando il Dna aveva incastrato Chiara come mamma del primo bimbo dissepolto dal suo cane, mentre lei volava in America per le vacanze, a pochi giorni dal parto segreto. Allora i giudici si erano opposti una prima volta: mancavano i tre requisiti cardine per la custodia in carcere. Dalla «fuga» Chiara era tornata: quel viaggio all'estero era davvero solo una vacanza. Inquinamento prove? Sembrava tutto evidente, per quanto incredibile: Chiara aveva fatto tutto da sola. Reiterazione del reato? In questo terzo caso quel corpicino era già una reiterazione: Chiara aveva già ucciso un altro figlio non voluto.
Alla scoperta del secondo corpicino, il 7 settembre, il carcere è stato chiesto e nuovamente negato dal tribunale di Parma. Adesso la Procura ha fatto appello al tribunale del Riesame di Bologna: i domiciliari, stabiliti il 20 settembre, nell'udienza di convalida del fermo, «non sono una misura sufficiente per la ragazza, resta in contatto solo con quegli stessi genitori che mai di nulla si erano accorti». Per la morte del neonato partorito a maggio 2023, il capo di imputazione è, a oggi, soppressione di cadavere, nell'attesa che gli esami medico-legali possano, pur a distanza di tempo, chiarire se al primo figlio sia toccata la stessa sorte del secondo, morto dissanguato con il cordone non clampato.
La solitudine di Chiara, intanto, si fa ancora più gigantesca se voci di una presunta violenza sessuale, precedente alle due gravidanze, si rincorrono in paese senza che nessuno ricordi nulla e mentre davanti al cancello di casa si succedono curiosi a caccia di un impietoso selfie dell'orrore. «Siamo in 10mila e questa voce di abusi mi sarebbe arrivata: escludo sia vera», conferma il sindaco Simone Dall'Orto. Anche il fidanzato di Chiara, padre dei due bimbi uccisi, ha scandito a favore di telecamere la sua assoluta estraneità ai fatti.
Samuel ha ribadito che per oltre un anno aveva anche lasciato Chiara e che credeva che lei prendesse la pillola anche se dalle sue amiche aveva poi saputo che lei non ne facesse uso: «Lo stronzo sembravo io, e invece ora sono vuoto, pensando di cosa sia stata capace». Sempre, incredibilmente, assurdamente, sola, nell'indifferenza e nella noncuranza di tutti.
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