La Chiesa apre l'ufficio che aiuta a separarsi

Il cardinal Scola istituisce la prima "accoglienza dei fedeli che vogliono sciogliere il matrimonio". Un modo per non abbandonare nessuno

La Chiesa apre l'ufficio che aiuta a separarsi

Aiutare le persone separate e quelle che hanno deciso di separarsi. In tempi di rotture continue e di divorzio breve, quando il matrimonio può essere sciolto in sei mesi e marito, moglie e figli spesso si ritrovano soli con il cuore ferito e il vincolo spezzato, la Chiesa di Milano apre un Ufficio per i separati. È un decreto dell'arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, a offrire la competenza della Curia «ai fedeli che vivono la prova della separazione» e non solo, perché la nuova struttura si rivolge anche ai non cattolici, battezzati e non, sposati con fedeli cattolici. La consulenza sarà gratuita e si avvarrà della collaborazione dei Consultori, del Tribunale ecclesiastico e di esperti esterni tra i quali un ruolo particolare avranno gli psicologi.

L'iniziativa del cardinale Scola si inserisce nel Sinodo sulla Famiglia voluto dal Papa che in ottobre celebrerà la sua seconda fase. Oltre che di accompagnamento alla «separazione» ed eventualmente anche al «divorzio», quando sia per la Chiesa «moralmente accettabile», si parla di «snellimento della procedura» delle cause di nullità, in particolare nel caso di matrimoni non consumati o quando il matrimonio mette a rischio la fede di uno dei due coniugi. Inutile dire che obiettivo dell'Ufficio separati è prima di tutto risolvere le crisi e tentare una riconciliazione, «se si intravede la possibilità di un buon esito». Se i coniugi sono decisi, l'Ufficio li aiuterà solo a capire che cosa e come fare, se procedere con una richiesta di nullità o accettare la separazione, e garantirà l'accompagnamento spirituale a tutti, a prescindere dalle decisioni e dallo stato di vita.

L'Ufficio opererà per tre anni come primo esperimento e aprirà i battenti l'8 settembre, festa di santa Maria nascente. E se non può mancare chi ironizza sulla data, l'arcivescovo ha scritto una lettera ai fedeli in cui spiega il suo desiderio di «accompagnare le famiglie ferite», in sintonia con le raccomandazioni del Papa e col Sinodo, che chiede ai vescovi di impegnarsi a garantire gratuitamente e velocemente aiuto a chi si chiede se il suo matrimonio sia nullo.

A dare voce alla soddisfazione è padre Lino Dan, superiore dei Gesuiti milanesi di San Fedele: «È il primo Ufficio del genere di cui abbiamo notizia. Mi sembra una cosa bella ed è anche una risposta a ciò che Papa Francesco ci invita a vivere in quest'anno della misericordia: andare a cercare le persone ferite, talvolta lasciate a torto ai margini della Chiesa. Finora tutto era affidato all'iniziativa del singolo parroco, così è l'intera Diocesi a offrire lo sguardo misericordioso della Chiesa sulle situazioni concrete. Un modo di accompagnare le persone e sostenerle».

Ma in pratica che farà la Chiesa milanese? Lo spiega monsignor Marino Mosconi, cancelliere arcivescovile: «Aiuteremo la persona a vivere da credente la separazione. Ho un luogo dove vengo aiutato, una struttura specializzata che mi agevola, nel caso di nullità, a compiere il passo. L'ufficio prepara, ha valenza istruttoria, bisogna poi che il fedele percorra le vie previste dal diritto canonico». E davanti a matrimoni che sono validi? «Chi arriva potrà chiedere: faccio bene a separarmi? In alcuni casi la risposta è sì, quando continuare nella convivenza potrebbe determinare un danno al bene fisico o spirituale della persona o dei figli, perché il deterioramento dei rapporti e la conflittualità sono più dannosi della separazione.

La separazione mantiene il vincolo, così come l'eventuale divorzio, accettato perché in alcuni casi è una forma giuridica di tutela rispetto allo Stato, per garantire educazione e tutela dei figli». E i divorziati risposati? «A loro sarà spiegato che cosa propone la Chiesa in presenza di figli, e cioè la castità, a tutti sarà offerta la possibilità di essere accompagnati».

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