La televisione pubblica ha dovuto rimandare a dopo il 25 settembre la messa in onda della serie dedicata al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia il 3 settembre 1982. La fiction era prevista tra poco più di due settimane su Rai1. Il motivo risiedeva nel fatto che la figlia, Rita, fosse stata candidata alle prossime elezioni politiche tra le fila di Forza Italia. Il rinvio della miniserie in quattro puntate è stato sancito sulla base del regolamento della par condicio varato dalla Commissione di Vigilanza, in osservanza della legge. Inevitabile è stato il dispiacere da parte dell’ex conduttrice di Forum: “Lo trovo profondamente ingiusto sia per la memoria di mio padre che per la mia professione”, ha detto la candidata azzurra, “Mi dispiace per tutti i carabinieri che l’aspettavano, per gli appuntamenti per i 40 anni dalla morte di papà, come quella alla scuola allievi ufficiali con il presidente Mattarella”. Per quanto sia assolutamente comprensibile l’amarezza di Rita Dalla Chiesa, esistono tuttavia altri due precedenti simili a quello che hanno riguardato il ricordo di suo padre.
Paolo Borsellino: il rinvio della fiction a causa della candidatura della sorella
A ben guardare, infatti, non è la prima volta che un evento televisivo della Rai che concentrava la propria attenzione sul ricordo di un uomo dello Stato ucciso dalla mafia o dal terrorismo è stato rimandato per via di un appuntamento elettorale. Già nel 2006, infatti, la fiction su Giovanni Falcone che doveva andare in onda in occasione dell’anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992) dovette rispettare la legge sulla par condicio. In quel caso, infatti, Rita Borsellino, la sorella di Paolo (il quale compariva nella fiction con il volto dell’attore Emilio Solfrizzi), era candidata alla presidenza della Regione Sicilia per il centrosinistra. Inevitabilmente, anche in quella circostanza, scattò la polemica da parte della familiare del grande magistrato ucciso da Cosa Nostra. “C’è da restare veramente sconcertati – disse Rita Borsellino – di fronte a fatti di questo genere, utilizzare certe vicende per fare propaganda politica. Sarebbe come dire di oscurare i nomi di Falcone e Borsellino dalle piazze, dalle scuole o dall'aeroporto, perché io sono candidata alla presidenza della Regione. Tutto ciò mi sembra una mancanza di rispetto verso quelle persone assassinate dalla mafia che non meritano banalità di questo genere”.
Il deputato del Pd (non candidato) che fece saltare il ricordo di Vittorio Bachelet
Situazione analoga, poi, capitò anche in occasione della trasmissione A sua immagine dedicata a Vittorio Bachelet, nel 2010. La storia del magistrato, ucciso dalle Brigate Rosse il 12 febbraio di 30 anni prima, venne stoppata all’ultimo momento dalla tv di Stato. Motivo: nel programma era presente anche un’intervista al figlio, Giovanni, all’epoca parlamentare del Partito Democratico. “La trasmissione era stata registrata una settimana fa, ma è stata cancellata perché conteneva un deputato Pd, cioè me”. Insomma: pure in questa circostanza non si fece altro che applicare il regolamento imposto dalla legge.
Anche se, a differenza dei ‘casi’ Dalla Chiesa e Borsellino, Giovanni Bachelet non era candidato alle imminenti elezioni Regionali. Il risultato fu comunque il medesimo: niente commemorazione in televisione di un servitore dello Stato a causa di una consultazioni elettorale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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