Mentre sono seduta con lui sul muretto fuori dalla chiesa di Stella Maris e cerco di fargli un'intervista, ci interrompe una coppia di turisti francesi che sono venuti a visitare la chiesa. Stella Maris, che il Vaticano ha annoverato tra le 100 chiese più belle d'Italia, è una continua meta di pellegrinaggio. Don Raimondo Satta, parroco di Stella Maris Porto Cervo, direttore della facoltà di scienze religiose di Sassari e di Tempio Pausania nonché docente di teologia, scrittore e parrocom è un personaggio speciale.
«Essere il parroco di Porto Cervo per me è la cosa più normale. Porto Cervo è un posto come un altro, esiste Stella Maris d'estate e d'inverno, che cambia volto. Quando tengo l'omelia la domenica non è un'omelia diversa da quella che tengo d'inverno, parlo la stessa lingua, solo che d'estate c'è una platea diversa, hai dei fedeli diversi, dal ministro, alla principessa Zara, figlia dell'Aga Khan, tra l'altro sai cosa vuol dire Zara in arabo? Stella come Stella Maris la chiesa che suo papà fece costruire 51 anni fa, il 28 agosto è festa di Stella Maris. E per quest'occasione il 21 agosto abbiamo presentato la seconda edizione del mio libro sulla nostra amata chiesa».
«Abbiamo deciso di ristampare il libro - prosegue - perché tanta gente me lo ha chiesto. Sono importanti le parole: chi le legge prima di entrare a Stella Maris è più consapevole. Stella Maris è diversa da tutte le altre chiese, è una famiglia. Vengono tutti i tipi di persone, da quella con la vita più semplice a quella più complicata. La nostra è l'unica realtà che non chiude mai un giorno, non va mai in vacanza, non è una chiesa per i turisti, è una casa sempre aperta».
Ed è una parrocchia che cambia volto, c'è quello invernale di otto nove mesi con i suoi 1.500 abitanti e un volto estivo fatto dai parrocchiani estivi che conta circa 10mila presenze in Costa Smeralda e molti di questi vengono in chiesa tra sabato e domenica. «Per questo ci sono tante messe perché la chiesa è piccola e siamo costretti a moltiplicare le messe». Un lavoro senza sosta. Se la immaginava così la sua vita? «Questo è il mio percorso.
È una parrocchia giovane e ho appena finito un campo scuola con 120 ragazzi e fino a qualche anno fa giocavo a pallone con la squadra. Faccio vita normale. Ho sempre tanti progetti. Ora ne ho uno molto ambizioso, aprire a breve una nuova sede universitaria di Olbia».
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