A Langley stanno tirando le somme e iniziano a preoccuparsi. I conti sotto la lente della Cia sono quelli delle armi spedite in Ucraina. All'inizio della guerra la lista comprendeva solo le forniture per 2,7 miliardi di dollari arrivate dopo il 2014 e l'aggiunta di circa 200 milioni di dollari promessa da Biden a dicembre. Dopo l'invasione russa sono diventate un pozzo senza fondo. Secondo i dati ufficiali di Pentagono e Casa Bianca dal 24 febbraio sono partiti per Kiev carichi per un valore pari a 3,4 miliardi di dollari. A cui si aggiungeranno quelli per 800 milioni promessi da Joe Biden a partire dalla prossima settimana. Negli arsenali di Kiev sono transitate, insomma, armi per un valore di circa 7,1 miliardi di dollari. Un bilancio a cui vanno aggiunte le commesse, pari a circa 1,6 miliardi di dollari pagate dai Paesi europei, e quelle, per oltre 550 milioni, saldate dal Regno Unito. Insomma oltre 9 miliardi di armi che - come spiegava ieri alla Cnn un anonimo funzionario dell'intelligence statunitense - nessuno sa con esattezza dove siano finite o come siano state utilizzate. L'incognita non è da poco.
Anche perché a Langley non hanno dimenticato i problemi seguiti al ritiro russo dall'Afghanistan del 1989. Subito dopo, e per tutta la prima metà degli anni '90, la Cia dovette prima inseguire e poi ricomprarsi i missili Stinger rimasti nelle mani dei mujaheddin che rischiavano di venir venduti a gruppi terroristici o a Paesi nemici pronti a replicarne la tecnologia. Il caso dell'Ucraina non è diverso. Anche perché le armi, una volta distribuite agli emissari ucraini che le attendono nelle basi Nato in Polonia, Romania e Slovacchia, diventano ben presto irrintracciabili. «Per un breve tempo possiamo contare su una certa fedeltà, ma non appena i carichi di armi entrano nella nebbia della guerra quella fedeltà si riduce a zero finiscono in breve tempo in un immenso buco nero da cui non esce alcuna informazione» spiegano alla Cnn le fonti dell'intelligence statunitense. Parole che fanno capire come Nato, Stati Uniti e Inghilterra non esercitino alcun controllo sulla destinazione e sull'impiego di quelle forniture. Da qui derivano le preoccupazioni. Se solo un piccolo numero di missili anticarro o antiaerei finisse nelle mani di gruppi fuori controllo l'Europa si ritroverebbe a far i conti con una minaccia assai insidiosa all'interno dei propri confini.
E lo stesso dicasi per l'Ucraina. Lì una qualsiasi delle varie formazione nazionaliste ed estremiste impegnate in questo momento al fianco del Kiev potrebbe, dopo un eventuale cessate il fuoco, usare quelle armi per tentare di prendere il potere. A causa di queste incertezze, secondo le fonti d'intelligence sentire dalla Cnn, diventa assai rischioso, dar troppo credito a tutte le richieste e a tutte le dichiarazioni provenienti da Volodymyr Zelensky e dal suo governo.
«Sono in guerra e ogni cosa che fanno o dicono pubblicamente è rivolta ad avvantaggiarli e a vincere la guerra» spiegano le fonti della Cnn, ricordando che in ogni conflitto la preoccupazione maggiore di chi si ritrova assediato è garantirsi aiuti e forniture militari sempre più consistenti. Proprio per questo chi le fornisce deve sempre ricordare che in futuro quelle armi potrebbero venir usate contro di lui.
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