Cina, nuova stretta contro i diritti civili: liste di proscrizione degli studenti Lgbt

L'elenco chiesto dall'università di Shanghai. Martedì scorso oscurati i social associati ai movimenti gay dell'ateneo

Cina, nuova stretta contro i diritti civili: liste di proscrizione degli studenti Lgbt

L'orientamento sessuale diventa una discriminante per accedere all'università di Shanghai, che con i suoi 60mila iscritti è una delle più frequentate della Cina. La notizia, pubblicata dal Guardian, ha fatto il giro del globo dopo una denuncia apparsa su Weibo, il Twitter cinese, che ha divulgato uno screenshot della direttiva nella quale l'università avrebbe chiesto di indagare e ricercare gli studenti che fanno parte della comunità Lgbtq e di trovare informazioni sulle loro condizioni psicologiche, la posizione politica, i contatti sociali e altri non meglio precisati «requisiti rilevanti». Pochi minuti dopo che il testo del «sondaggio» è apparso sulla versione online del quotidiano britannico, qualcuno si è affrettato a cancellarlo dai social, ma la storia della «lista di proscrizione» ha fatto il giro del globo.

Sono in molti a concordare che dietro alla disonorevole direttiva universitaria si nasconda la mano di Zhao Kezhi, ministro della pubblica sicurezza. Martedì scorso Zhao aveva ordinato di oscurare gli account dei social media associati ai movimenti omosessuali dell'università di Shanghai, suscitando indignazione tra le minoranze sessuali e di genere del Paese. Dozzine di account WeChat, gestiti da studenti universitari della comunità gay, sono stati bloccati e cancellati senza preavviso. Alcuni account, un mix di club studenteschi registrati e gruppi di base non ufficiali, hanno operato per anni come spazi sicuri per i giovani cinesi, con decine di migliaia di follower. Il blocco degli account WeChat è stato motivato dal governo di Pechino con un avviso che recita: «la misura viene applicata dopo reclami pertinenti». Altri messaggi sostengono che gli account hanno «violato le norme sulla gestione degli account che offrono servizi di informazione pubblica su Internet cinese».

In Cina l'omosessualità è stata depenalizzata nel 1997 e dal 2001 la Società Cinese di Psichiatria l'ha cancellata dalla lista delle malattie mentali. Nonostante questo, la società cinese è molto chiusa per quel che riguarda la diversità sessuale e la maggior parte delle persone preferisce rimanere in incognito. Inoltre le autorità politiche reprimono, a cadenza quasi regolare, i luoghi, fisici o virtuali, di incontro e di discussione per le minoranze sessuali. Non a caso un anno fa era stata annunciata la chiusura dello Shanghai Pride, l'unica grande manifestazione dell'orgoglio gay. L'omosessualità, che non creava scandalo ai tempi della Cina imperiale, cominciò a rappresentare un problema in quella comunista, in particolare durante la Rivoluzione culturale maoista, quando vi fu la rottura tra Cina e l'Unione Sovietica. Solo negli ultimi anni è timidamente uscita allo scoperto. Merito di internet e dell'informazione globalizzata.

Oggi nelle grandi città si trovano numerosi bar per gay, come su internet diversi siti dedicati. Nelle ultime settimane però l'orientamento sessuale sembra essere diventato un problema di natura politica da affrontare rapidamente.

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