Come se non bastassero la guerra Conte-Grillo e il rischio di scissione, il M5s è alle prese con un altro problema non da poco. L'unico ministero che porta l'impronta M5s, quello della Transizione Ecologica, non va affatto nella direzione che si aspettavano i 5s. Tanto che i parlamentari più critici verso Roberto Cingolani, il fisico chiamato a fare il superministro verde in quota M5s (ma non è mai stato grillino), sono proprio quelli del gruppo M5s. Il problema si intreccia alla faida in corso nel Movimento, perché l'idea del ministero della Transizione viene da Beppe Grillo e quindi il suo eventuale fallimento viene ascritto al Garante, per rinfacciargli l'errore di aver fatto entrare il M5s nel governo Draghi facendosi abbindolare dall'ecologia.
È circolata voce nelle ultime settimane di una rottura tra Cingolani e Grillo, che nell'assemblea con i deputati ha detto a proposito del ministero della Transizione Ecologica: «Se andiamo avanti così è un bagno di sangue». Un termine, «bagno di sangue», che era stato proprio Cingolani ad usare per far capire gli enormi costi, a carico dei cittadini, che una svolta green sognata dagli ecologisti stile M5s comporta («Per ridurre l'impatto ambientale bisogna fare cambiamenti radicali che hanno un prezzo, ad esempio sulla bolletta elettrica»). I grillini hanno fatto delle brutte scoperte, non solo che Cingolani è molto attento alle ripercussioni sull'industria di tutte le ideologie ambientaliste («Io non ne posso più di sentire demonizzare l'industria», va cambiato il modello produttivo «ma dobbiamo farlo in maniera sostenibile e la sostenibilità è anche garantire il lavoro» ha detto), ma addirittura pensa all'energia nucleare, una bestemmia per verdi e grillini, come «un treno da non perdere» e la fusione nucleare come «la rinnovabile delle rinnovabili. E poi ha autorizzato le trivelle nell'Adriatico, sfottendo sarcasticamente chi si è scandalizzato (grillini inclusi): «Non le ho autorizzate io, quelle trivelle erano già lì e le vongole erano offese già da tempo». In più Cingolani è un sostenitore degli inceneritori che «se, ben utilizzati, possono produrre energia dove non c'è altra soluzione» dice. Le risorse del Pnrr dedicate alla Transizione energetica vengono poi gestite da Cingolani e dal premier Conte, il M5s non tocca palla. Non c'è da stupirsi quindi che nelle chat grilline si sia proposta persino la sfiducia a Cingolani, il ministro degrillinizzato. Il senatore ex M5s Elio Lannutti rinfaccia a Grillo l'errore di aver definito «Cingolani ambientalista, proprio lui che è stato ribattezzato 'er trivella della Leopolda».
Ma a guidare la rivolta sono il deputato Luigi Gallo e, fuori dal Parlamento, Alessandro Di Battista, il custode di tutte le battaglie perse: «Cingolani non ha nulla a che fare con la transizione ecologica finora, speriamo si possa convertire sulla via di Damasco».
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