Circeo, massacro senza fine. Riaperta la tomba di Ghira

Il pm di Roma ordina la riesumazione del corpo di uno dei killer per altri esami sul Dna: quelli fatti nel 2005 lasciarono dubbi sulla sua identità

Circeo, massacro senza fine. Riaperta la tomba di Ghira

Quarant'anni dopo si ricomincia. Ecco l'Italia del tempo sprecato, dei soldi buttati per rinvangare passati sepolti alla ricerca di verità probabilmente già scoperte e comunque oramai inutili. La Procura di Roma riapre, infatti, l'indagine sul massacro del Circeo, una storia noire che ci riporta al bianco e nero, anno 1975, ma che come una pagina ingiallita e consunta di un horror, si continua a rileggere quasi morbosamente.

L'ultimo capitolo era già stato scritto. Ma non è piaciuto e come vuole il «costume nazionale», l'intrigo resta. I gialli non finiscono mai, da noi. Un cold case può sempre riaccendersi. Ecco così che la Procura di Roma, grazie al pm Nicola Maiorano, ha disposto la riesumazione dei resti di Andrea Ghira, (che insieme a Gianni Guido e Angelo Izzo aggredirono due ragazze, le seviziarono fino a ucciderne una e a ferirne gravemente un'altra: Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, ndr), per una nuova analisi del Dna dopo quella già effettuata nel 2005. Le tecniche attuali consentiranno, secondo chi indaga, di avere quella certezza, che dieci anni fa non era possibile avere, sul fatto che siano proprio di Ghira i resti sepolti, sotto una lapide con il nome di Massimo Testa De Andres, nel cimitero dell'enclave spagnola di Melilla.

La sepoltura di Ghira sotto falso nome, venne alla luce nel 2005 dopo un'inchiesta della trasmissione Chi l'ha visto? sulla lunga latitanza dell'unico dei tre mostri del Circeo sfuggito al carcere. A chiedere una nuova riapertura delle indagini i familiari di Rosaria Lopez. Massimo Testa De Andres morì per overdose a 40 anni il 2 settembre 1994 nella sua casa di Melilla. Una morte che, per alcuni, non fu altro che una messa in scena per nascondere ancora una volta Andrea Ghira. La salma venne riesumata il 14 novembre 2005 e, alla presenza degli investigatori italiani, fu prelevato un femore per analizzarne le impronte genetiche a Roma. Il 26 novembre 2005 l'esame confermò l'identità di Ghira. Ma per alcuni, a cominciare da Donatella Colasanti, lei scomparsa per un male incurabile nel 2006, e Letizia Lopez, sorella di Rosaria, quello non era che un parente del ricercato.

Dunque l'ultimo assassino, se davvero vivo, (oggi avrebbe 62 anni) sarebbe oggi un libero «pensionato». La cronaca racconta che con due complici all'epoca ragazzi, Angelo Izzo e Gianni Guido - quest'ultimo uscito di cella nel 2009 -, il 29 settembre 1975, violentò e torturò nella sua villa due giovanissime, Rosaria Lopez, 17 anni, e Donatella Colasanti, di 19. Le avevano invitate con la scusa di una festa. La prima morì per le sevizie, l'altra si salvò fingendosi morta.

Un caso che sconvolse l'opinione pubblica, per brutalità e freddezza, una violenza «borghese» della quale scrisse tra gli altri Pier Paolo Pasolini. Dopo una notte e un giorno di abusi e botte la Lopez venne affogata in una vasca da bagno, Donatella Colasanti, colpita con una spranga alla testa, si finse morta. Gettate nel bagagliaio dell'auto, Donatella riuscì a farsi sentire dopo la fuga degli assassini. Era in fin di vita, ma scampò.

Andrea Ghira fu l'unico del terzetto a riuscire a sfuggire alla giustizia. Ex militante fascista si era arruolato nella Legione straniera spagnola e, stando alle ultimi indagini, sarebbe morto nel 1994 in Africa. La nuova riesumazione di ciò che resta del corpo del legionario dovrebbe concludersi oggi. Il Dna sarà comparato con i campioni dei familiari di Ghira presi nel 2005. Dieci anni fa gli esami si conclusero - come detto - con la dichiarazione che i resti erano con buona approssimazione di Ghira.

Furono effettuati dalla professoressa Carla Vecchiotti, negli anni successivi autrice tra l'altro di perizie decisive nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher e della contessa Alberica Filo della Torre all'Olgiata.

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