Città senz'acqua da 17 giorni. Il governo si sveglia solo adesso

L'esecutivo dichiara lo stato d'emergenza dopo settimane di caos: definito l'intervento della Protezione civile mentre i cittadini continuano a rifornirsi dalle autobotti

Città senz'acqua da 17 giorni. Il governo si sveglia solo adesso

Messina punto e a capo. Resta senz'acqua. Una situazione che definire paradossale e assurda non rende nemmeno lontanamente quanto sta accadendo. I cittadini sono esasperati. Nuovamente in fila per riempire bottiglie e bidoni alle autobotti messe a disposizione in alcuni punti del territorio. «Da 17 giorni non si vive più - dice un messinese - Senz'acqua non si può resistere».

Finalmente ieri il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza idrica, comunicato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, che ha aggiunto come il governo abbia affidato alla Protezione civile il compito di risolvere il problema. Sarà lo stesso capo del dipartimento Fabrizio Curcio a seguire personalmente la situazione che De Vincenti definisce «intollerabile». Vallo a dire ai messinesi, che in questi giorni, peraltro, sono in buona compagnia, visto che anche alcune città dell'agrigentino sono senz'acqua potabile, contaminata da batteri coliformi. Ma mal comune non fa mezzo gaudio, almeno in questo caso.

«La situazione va risolta al più presto - dice De Vincenti - Ma non sarà una cosa facile, perché la rete dell'acquedotto risente di un'arretratezza e scarsità di investimenti che si trascina da anni». Di «sistema medievale» della gestione dell'acqua parla il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, che non ritiene ci siano responsabilità politiche in merito all'emergenza di Messina. Del resto la colpa non è mai di nessuno. E scarica il barile su «una gestione incompetente» delle risorse idriche, suggerendo al sindaco della città dello Stretto, Renato Accorinti, di prendere provvedimenti sul management della società di gestione, l'Amam.

Ma cosa è accaduto per causare un tale disastro? Prima una frana ha danneggiato la condotta idrica di Calatabiano (Catania), che rifornisce il territorio messinese. A distanza di una settimana il guasto è stato riparato e in meno di un giorno una nuova ondata di terreno fangoso ha interrotto di nuovo l'erogazione idrica, che non aveva nemmeno raggiunto a tappeto il territorio. Il bypass che è stato realizzato per risolvere il problema non ha retto. I messinesi non hanno fatto in tempo a gioire per la pur stringata erogazione idrica nelle zone pianeggianti, mentre in quelle più alte l'acqua non è nemmeno arrivata, che devono nuovamente restare a secco. Il guasto è nel collegamento che consentiva di fare arrivare a Messina 300 litri di acqua al secondo. Una quantità non sufficiente a coprire il fabbisogno della città, ma certamente meglio di niente.

Intanto si attende la valvola di ricambio che è saltata, non reggendo alla pressione, e si continua a studiare come arginare il problema. Ma il punto resta sempre uno solo: il territorio è soggetto a dissesto idrogeologico. Se non si interverrà con un piano, gli interventi serviranno solo a tamponare.

E i cittadini continuano a rifornirsi alle autobotti

inviate con l'esercito, che si prepara a intervenire nella zona dello smottamento. Da ieri in aiuto alla popolazione in ginocchio c'è anche la nave Ticino della Marina militare che trasportare fino a 1.200 metri cubi di acqua.

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