Non soltanto una tragedia umana che ha stravolto la vita di tante famiglie. Il crollo del Ponte di Genova nell'agosto del 2018 ha comportato un danno d'immagine, economico e sociale anche per chi non ha dovuto piangere una delle 43 vittime. Un danno stimato in 3mila euro per ogni ligure costretto a sopportare le conseguenze del crollo e dei cantieri autostradali infiniti. «È la più grande class action nella storia d'Italia: 4,5 miliardi di euro di danni potenziali chiesti ad Aspi per un formidabile atto di giustizia nei confronti di una società che ha messo in ginocchio la Liguria», spiega Ferruccio Sansa, capogruppo della Lista Sansa in Consiglio regionale, che ha promosso l'azione contro Autostrade per l'Italia. Ieri l'istanza è stata depositata presso il Tribunale di Roma, che entro due mesi dovrà esprimersi sull'ammissibilità o meno della class action. «Se verrà dichiarata ammissibile tutti i liguri potranno aderire gratuitamente online per ottenere un risarcimento di almeno 3mila euro a testa», spiega Sansa. Alla quantificazione del danno si è arrivati in modo scientifico, grazie allo studio di un esperto di logistica, trasporti ed economia e producendo migliaia di pagine di prove e documenti. «Era essenziale dimostrare - sottolinea il capogruppo della Lista Sansa - quantificare il danno, patrimoniale e non patrimoniale. Quello patrimoniale riguarda soprattutto tre voci: l'aumento dei prezzi che i liguri hanno dovuto pagare per i beni di consumo (a causa dei trasporti più difficili), il calo del Pil regionale maggiore delle altre regioni (con un conseguente impoverimento) e il calo del valore delle nostre case, anche questo a causa dei collegamenti resi quasi impossibili per anni».
Incrociando tutti questi dati è risultato che ogni ligure ha subìto 977 euro di danni dal 2018 al 2020, più altri 977 euro dal 2020 al 2023, quando dovrebbero chiudere i cantieri. Poi ci sono i danni non patrimoniali, legati per esempio alla crescita esponenziale delle ore di coda e del traffico che hanno causato un aumento rilevante dell'inquinamento, con relativi danni alla salute e all'ambiente. Il crollo del ponte ha comportato inoltre difficoltà nel godere di diritti tutelati dalla Costituzione, come la libertà di circolazione, di iniziativa economica, di lavorare. Il diritto al risarcimento, se l'azione collettiva verrà dichiarata ammissibile, sarà riconosciuto solo ai liguri che hanno firmato il ricorso. Finora hanno dato la loro pre-adesione circa 6mila cittadini. «La class action è una nuova forma di battaglia politica perché consente ai cittadini dal basso tutti uguali di far valere i loro diritti», ritiene Sansa.
Per il crollo
del ponte sono state indagate 59 persone. Aspi e Spea, le società all'epoca incaricate delle manutenzioni, hanno chiesto di patteggiare, pagando 29 milioni per uscire dal processo. Il giudice non si è ancora pronunciato.
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