È già buio pesto quando l'aereo di Giorgia Meloni atterra a Sharm el-Sheikh. La guardia d'onore con fanfara è schierata sulla pista, la Cop 27 sul clima ha iniziato i suoi lavori, ma le diplomazie non hanno ancora risolto il caso del giorno: la premier italiana incontrerà Abdel Fattah al-Sisi? Lo eviterà con garbo? O gli dirà a brutto muso di tirare fuori la verità su Giulio Regeni? E lui come reagirà? In ogni caso sarà difficile per Giorgia, durante il suo soggiorno sul Mar Rosso, schivare il padrone di casa. Ma una cosa è un incrocio in corridoio durante la pausa caffè, un'altra accettare quel faccia a faccia ufficiale che gli egiziani vogliono a tutti i costi mettere in piedi. «Lo stiamo organizzando», dicono dal Cairo. «Non è in agenda», sostengono da Palazzo Chigi.
Dopo la morte di Regeni, rapito e poi ritrovato senza vita il 3 febbraio 2017, dopo i sospetti sul ruolo dei servizi segreti del faraone, nessun capo di governo italiano ha mai più incontrato al-Sisi, che ha sempre alzato un muro alle richieste di Roma, politiche, giudiziarie, diplomatiche, di fare chiarezza sull'omicidio del giovane ricercatore. Senza dimenticare il caso successivo, la lunga e non motivata prigionia di Patrick Zaki, studente all'università di Bologna, e le denunce di Amnesty International sulle «violazioni sistematiche dei diritti umani» in Egitto.
Ecco dunque che il debutto della Meloni sulla scena mondiale rischia di provocare motivi di imbarazzo e di relegare il clima sullo sfondo. C'è attesa per il discorso della premier sull'ambiente ma molta di più su un eventuale colloquio con Al-Sisi. Il faraone, che ha tutto l'interesse ad archiviare in fretta l'incidente, due settimane fa è stato tra i primi a congratularsi via Twitter con il presidente del Consiglio per la nomina, invitandola alla conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici. «Non vedo l'ora di sviluppare presto le relazioni bilaterali tra i nostri Paesi nel quadro della solida partnership che ci unisce in tutti i campi». La Meloni lo ha ringraziato così: «Abbiamo a cuore la stabilità del Mediterraneo e del Medio Oriente. Siamo pronti a rafforzare la cooperazione bilaterale su questioni cruciali come la sicurezza energetica e l'ambiente», ma anche, ha sottolineato, «sui diritti umani».
Oggi si vedrà se i cinguettii porteranno davvero a un colloquio a margine dei lavori del Cop 27. L'agenda del presidente del Consiglio, dicono a Palazzo Chigi, è da confermare, però non è escluso che tra i faccia a faccia con gli altri capi di Stato e di governo presenti a Sharm ci possa essere quello con l'uomo forte del Cairo. Secondo il programma, la Meloni oggi poserà per la foto di gruppo, parteciperà alla tavola rotonda «Just transition», parlerà all'assemblea plenaria e sarà impegnata in una sessione di lavori con il cancelliere tedesco Scholz, il premier britannico Sunak e il primo ministro spagnolo Sanchez. Poi chissà.
Un incontro con al-Sisi potrebbe segnare una nuova tappa verso la normalizzazione tra Italia e Egitto dopo le crisi Regeni e Zaki. Un disgelo con un interlocutore importante per i rifornimenti energetici e la lotta al fondamentalismo e al terrorismo internazionale.
Ma come la pensa la premier sull'argomento? Da quando è a capo del governo non è ancora tornata sul tema, però il suo partito, FdI, si è sempre schierato a favore della «ricerca della verità» sulla morte del ricercatore friulano e di «solidarietà» con Zaki, sia pure senza «indebite ingerenze», ad esempio la concessione della cittadinanza italiana. Ora da Palazzo Chigi la prospettiva potrebbe essere cambiata.
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