Mentre la curva dei contagi scende progressivamente, l'attenzione degli esperti è rivolta sulla terza ondata della pandemia. «Siamo certi che arriverà a gennaio perché le aperture decise per Natale aumenteranno di molto la circolazione del virus». A lanciare l'allarme è Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale dell'ordine dei medici.
Cosa prevede per i prossimi mesi?
«La terza ondata arriverà a gennaio e sarà molto più grave della seconda per la concomitanza con l'arrivo dell'influenza. Questa combinazione potrebbe mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario».
Come evitare altri errori?
«Ci vuole grande senso di responsabilità. Le restrizioni hanno dimostrato di funzionare, tanto che nelle zone rosse i contagi sono scesi in media del 30%. Il passaggio di questi territori in zona arancione o gialla non può tradursi in un liberi tutti. Altrimenti a gennaio la situazione rischia di sfuggire di mano».
Secondo lei il governo ha fatto abbastanza con il Dpcm di Natale?
«Dal punto di vista dei medici l'ideale sarebbe stato chiudere e fare in modo che i cittadini restassero in casa. Naturalmente ragioni economiche e sociali hanno imposto la ricerca di un compromesso. Occorre però cambiare la strategia di comunicazione. Oggi se una Regione è rossa viene percepita come punita, se è gialla come promossa. Le cose non stanno così».
Se la terza ondata dovesse davvero arrivare, un lockdown come quello di marzo sarà inevitabile?
«Le ragioni economiche hanno spinto il governo a non sposare questa tesi, nonostante i nostri ripetuti inviti. Siamo certi che una chiusura totale per un tempo circoscritto sarebbe stata molto efficace. Se però a gennaio la situazione dovesse essere di estrema gravità, non si può escludere alcuno scenario».
È d'accordo con il sistema dei 21 parametri?
«Decidere solo in base a 21 parametri non sia sufficiente. Questi dati tengono conto della condizione di circa un milione di persone affette da questa malattia. Ma in Italia ce ne sono altri 59 milioni, 24 milioni delle quali affette da patologie croniche. Per decidere se una Regione deve essere rossa o gialla bisogna considerare anche quanto ci mette un'ambulanza a raggiungere un caso di infarto. Perché oggi i 20 minuti indicati non sono rispettati. O quanto ci mette una frattura al femore a essere operata. Le 72 ore richieste non sono più garantite».
Un'altra emergenza riguarda la mortalità dei medici.
«La situazione è drammatica, abbiamo chiesto al ministero della Salute di avviare un monitoraggio per capire se i protocolli di sicurezza siano sempre rispettati negli ospedali e se i dispositivi di protezione individuale siano distribuiti. Spesso agli specializzandi non vengono dati».
Quando finirà l'emergenza?
«Vaccino ed estate ci aiuteranno. Poi il tempo ci dirà se questa malattia diventerà ciclica.
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