![Il "cold case" di Nada Cella in tribunale: "La verità dopo 29 anni"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2021/11/12/1636735700-agenzia-fotogramma-fgr178933.jpg?_=1636735700)
Arriva in un'aula di tribunale il «cold case» dell'omicidio di Nada Cella, la segretaria uccisa a Chiavari, in provincia di Genova il 6 maggio 1996. Ventinove anni per avviare un processo indiziario che si è scontrato con un muro di «reticenza al limite dell'omertà», come dicono gli inquirenti.
Alla sbarra processo c'è Anna Lucia Cecere, un'ex insegnante che ora vive a Boves, in Piemonte, che secondo l'accusa avrebbe massacrato Nada per gelosia professionale. Se l'imputata principale venisse ritenuta responsabile del delitto verrebbero coinvolti nel processo anche il commercialista Marco Soracco, datore di lavoro di Nada, e l'anziana madre di lui Marisa Bacchioni, accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni dal pm, ma la cui posizione è «congelata» dal presidente della corte Massimo Cusatti. E proprio Soracco era ieri l'unico imputato presente in aula: «Affronto con serenità il processo nonostante 29 anni di illazioni», ha detto.
Nada Cella, 25 anni, fu trovata da Soracco agonizzante nello studio, al secondo piano di un edificio in via Marsala, aggredita e colpita numerose volte con un oggetto contundente mai ritrovato da una persona sconosciuta, a cui probabilmente lei stessa aveva aperto. Le ore che seguirono furono piene di falle e di errori. La polizia inizialmente non trattò lo studio come una scena del crimine, avendo pensa to a un malore o a un incidente e molte tracce vennero cancellate. Poi Soracco e la madre furono indagati, ma nel 1998 vennero scagionati. Gli anni successivi trascorsero tra piste poi rivelatesi false, qualche nuovo indizio, e periodiche riaperture del caso. La famiglia di Nada non si è però mai arresa, sostenute dalle avvocate Sabrina Franzone e Laura Razetto e dalla criminologa Antonella Pesce Delfino. Negli ultimi anni le attenzioni degli inquirenti si sono focalizzate sulla Cecere, già tirata in ballo nella prima fase delle indagini. Tra prove, indizi e circostanze sospette, si è arrivato nel 2023 all'avviso di garanzia contro la donna, accusata di omicidio volontario, aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà. Inizialmente prosciolta dal gup, la Cecere è finita alla sbarra per decisione dei giudici della Corte d'Appello, che hanno accolto il ricorso contro il proscioglimento da parte della pm Gabriella Dotto.
L'udienza di ieri è iniziata con la testimonianza del capo della squadra mobile di Genova nel periodo della riapertura delle indagini nel 2021, Stefano Signoretti, che le indagini stano state condotte «con una difficoltà direi abnorme». Per la pm Gabriella Dotto, Cecere era gelosa di Nada e voleva prendere il suo posto e la uccise Nada «di impeto».
«Io lo so come sono andate le cose - dice all'uscita del tribunale di Genova Daniela Cella, sorella di Nada - il problema è che sono state dette tante bugie da parte di chi invece doveva testimoniare il vero. Ho visto il lato peggiore dell'essere umano, i tre imputati».
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