Colle, è ancora caos sulle regole. Montecitorio e Palazzo Chigi si rimbalzano il voto dei positivi

La Camera chiede al governo di "rimuovere ogni forma di impedimento normativo" e far votare tutti i 1.009 grandi elettori - positivi compresi - che da lunedì saranno chiamati ad eleggere il nuovo capo dello Stato

Colle, è ancora caos sulle regole. Montecitorio e Palazzo Chigi si rimbalzano il voto dei positivi

La Camera chiede al governo di «rimuovere ogni forma di impedimento normativo» e far votare tutti i 1.009 grandi elettori - positivi compresi - che da lunedì saranno chiamati ad eleggere il nuovo capo dello Stato. E il governo, che sugli ordini del giorno presentati da Forza Italia e Fratelli d'Italia si rimette all'Aula, risponde - di fatto - chiedendo alla Camera di formalizzare una proposta concreta. Perché Palazzo Chigi non ha nulla in contrario sul punto, ma visto che sono diversi i modi in cui si può far votare un positivo asintomatico, è evidente che si può lavorare su un intervento normativo solo se si hanno indicazioni su modi e tempi.

Insomma, il cane che si morde la coda. Al netto del fatto che i due odg approvati ieri mattina a Montecitorio a larga maggioranza - 349 sì, 4 no e 20 astenuti - hanno una valenza di indirizzo politico, ma non hanno alcuna forza dispositiva. E forse anche per questo che il centrosinistra - che sul punto sta nicchiando da almeno una settimana - ieri ha deciso di votare gli ordini del giorno di Forza Italia e FdI. Che resteranno lettera morta, a meno che nella conferenza dei capigruppo che Fico ha convocato per questa mattina alle 10.30 non si decida di muoversi in questo senso.

Alla prima chiama del Parlamento in seduta comune, infatti, mancano ormai solo quattro giorni. Ed è del tutto evidente che se si vogliono creare le condizioni per rendere possibile il voto dei positivi asintomatici è necessario attivarsi subito. L'ipotesi più concreta - e considerata più percorribile anche a Palazzo Chigi, dove vogliono evitare «eccezioni» che consentano ai parlamentari contagiati di uscire di casa mentre i cittadini normali sono obbligati a rigide quarantene - è quella di autorizzare un seggio a domicilio per i contagiati (come già accade, peraltro, con le elezioni politiche per i cittadini che ne fanno richiesta). Una sorta di seggio ospedaliero che dovrebbe trovarsi nelle vicinanze della Camera, magari in un Covid hotel ad hoc. Pare, però, che sul punto Fico sia molto perplesso, convinto che il seggio elettorale possa tenersi solo a Montecitorio e restio ad autorizzare «eccezioni» che non siano codificate. Un rigidità, va detto, di cui non c'è stata traccia quando si è deciso di chiudere per quasi diciassette mesi il Transatlantico ai giornalisti, facendolo diventare a tutti gli effetti un'estensione dell'Aula per consentire il distanziamento.

Il punto, insomma, è la volontà politica. Che ieri - almeno stando al voto praticamente unanime sugli odg - sulla carta sembrava esserci. Le interlocuzioni del pomeriggio tra i vertici di Montecitorio e Palazzo Chigi, però, non avrebbero affatto risolto l'impasse. Se Fico è scettico sul seggio a domicilio, il governo ha forti dubbi su un eventuale corridoio sanitario per permettere ai positivi di arrivare a Montecitorio. E siccome alternative a queste due soluzioni non ce ne sono, è improbabile che si trovi una quadra a breve. Anzi, nel centrodestra sono convinti che l'obiettivo sia proprio quello di temporeggiare, così da arrivare a ridosso della prima chiama e rendere nei fatti impraticabile il voto dei positivi. Una soluzione - dicono Lega, Fi e FdI - che potrebbe favorire un eventuale candidato unitario del centrodestra. Anche se proprio ieri i casi di positivi tra i parlamentari sono andati calando: solo 16 deputati e 5 senatori.

Nessuna decisione, invece, è stata presa sulla modalità di lettura delle schede scrutinate.

Fico si è riservato di comunicarla lunedì e i precedenti - Violante con Ciampi in un senso, Boldrini con Mattarella in un altro - legittimano qualsiasi soluzione: solo cognome o l'esatta dicitura sulla scheda (che dovrebbe scoraggiare i franchi tiratori, anche se con i 101 di Prodi non bastò).

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