
Mediobanca risponde all'attacco di Mps e spariglia le carte del risiko: l'istituto di Piazzetta Cuccia ha lanciato un'Ops da 6,3 miliardi sul 100% delle azioni di Banca Generali da pagare interamente in azioni del Leone. Con l'operazione, si legge in una nota, «il rapporto tra Mediobanca e Generali da finanziario si trasforma in una forte partnership industriale». A oggi, infatti, il 40% circa dell'utile netto del gruppo guidato da Alberto Nagel deriva dal dividendo che ogni anno viene distribuito dalle Generali di cui possiede il 13,1 per cento. Se l'Ops andrà in porto non sarà più così.
Per ogni 10 azioni di Banca Generali portate in adesione verranno corrisposti 17 titoli della compagnia triestina. Il prezzo implicito di offerta è di 54,17 euro per azione, con un premio dell'11,4% rispetto ai prezzi del 25 aprile, prima dell'annuncio e del 6,5% sulla base del prezzo medio dei tre mesi. L'Ops è subordinata alle relative autorizzazioni e dovrebbe arrivare sul mercato a settembre per concludersi ad ottobre. Non solo. Mediobanca è sotto passivity rule quindi le servirà il via libera di un'assemblea ordinaria (visto che non sarà richiesta una modifica dello statuto o una variazione del capitale), con una maggioranza del 50% più un'azione.
Nagel ieri ha specificato che con questa mossa si viene a creare «un leader italiano nella gestione del risparmio che la nostra premier aveva evocato». Il riferimento è al possibile Golden Power del governo su Mediobanca-Banca Generali alla luce dei paletti messi a Unicredit su Banco Bpm. «Parleremo con le strutture preposte che sono Palazzo Chigi e il Mef», ha aggiunto.
Il lancio dell'offerta è subordinato anche a un impegno di Generali a vincolare il pacchetto del 6,5% ricevuto per un periodo di 12 mesi a partire dal completamento dell'offerta, scaduto il quale può esser ceduto. Quindi, le azioni Generali andrebbero per la metà ai soci minori di Banca Generali, le altre a Generali con lock up di un anno. Alla scadenza, il vertice del Leone potrà scegliere se annullare tutto o parte del pacchetto, trasferirlo agli azionisti del Leone attraverso programmi di buyback o di incentivazioni di breve o lungo termine oppure cederlo a terzi. «Se ci sarà interesse da qualcuno, si faranno vivi», ha detto Nagel. Sottolineando che «questa operazione la guardiamo da 5 anni almeno», che si tratta di «una manovra di crescita, non per rendere una cosa più difficile ad altri» e che può essere considerata una controfferta da proporre nell'assemblea convocata per il 16 giugno agli azionisti di Mediobanca in alternativa a quella arrivata dal Monte dei Paschi.
Durante la conferenza stampa l'ad di Mediobanca ha specificato che nascerebbe una realtà con 210 miliardi di masse totali, 4,4 miliardi di ricavi e una rete di 3.700 professionisti. In termini di raccolta e di agenti, però, il gruppo leader di settore resta Intesa con Fideuram (che tra l'altro di recente ha strappato proprio a Mediobanca un top banker di prima fascia che ha portato in dote alla divisione private un tesoretto da 1 miliardo di euro di masse). Gli asset under management comunicati al 31/12/24 sono, infatti 394 miliardi per Fideuram, 103,8 miliardi per Banca Generali e 44,8 miliardi per Mediobanca Premier.
Quanto a Banca Generali, ieri un cda straordinario ha preso atto della mossa di Mediobanca: in una nota si precisa che «l'offerta non è stata sollecitata né preventivamente concordata con l'istituto guidato da Gian Maria Mossa.
Sempre ieri si è riunito anche il cda del Leone che, però, non ha esaminato l'offerta: il board è servito per nominare Philippe Donnet come ad e Andrea Sironi come presidente (con l'attribuzione delle deleghe) insieme al comitato nomine. Ma solo nelle prossime settimane verrà composto il comitato parti correlate che deve essere coinvolto nell'esame dell'Ops.
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