Colpo durissimo all'immagine del Cremlino. Risposta difficile

Un blitz che può costare caro alla propaganda. Il bersaglio di primo livello senza protezione eliminato nel quartiere Sreda a Mosca

Colpo durissimo all'immagine del Cremlino. Risposta difficile
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Il modello è sempre quello costato la vita a Darya Dugina, la sfortunata figlia del politologo Alexander Dugin dilaniata, nell'agosto 2022, dalla bomba destinata a uccidere suo padre. L'assassinio del generale Igor Kirillov e del suo assistente maggiore Ilya Polikarpov è però molto più devastante dal punto di vista propagandistico. E rischia d'infliggere un ulteriore duro colpo all'immagine delle forze di sicurezza russe.

La Dugina e suo padre Alexander, vero obbiettivo dell'attentato del 2022, erano personaggi irrilevanti dal punto di vista bellico e strategico. E questo li rendeva assai facili da colpire. Questo non vale nel caso di Kirillov. Il suo ruolo, le sue competenze e il suo grado nella gerarchia militare russa lo rendevano un bersaglio evidente e di primo livello. Da comandante degli assetti chimici nucleare e batteriologici guidava una struttura da cui dipende l'attacco con armi non convenzionali, ovvero l'«extrema ratio» in campo bellico. Dunque una struttura teoricamente impenetrabile e circondata dal più alto grado di segretezza. Ma Kirillov, oltre a comandare il «sancta sanctorum» degli arsenali russi, era anche un personaggio mediatico abituato, nonostante il ruolo, a prendere posizioni pubbliche come le denunce sul presunto utilizzo di armi chimiche da parte nemica, le speculazioni sul possibile utilizzo di un'arma nucleare «sporca» da parte di Kiev o gli altrettanto presunti esperimenti biologici condotti dagli Usa nei laboratori ucraini. Uscite che gli avevano attirato l'attenzione del nemico e dei servizi di sicurezza occidentali. Non a caso era sottoposto a sanzioni da parte di Usa, Ue, Regno Unito e Canada. E solo 24 ore prima dell'attentato Kyrylo Budanov, il capo dell'intelligence militare ucraina responsabile di tutte le operazioni segrete in territorio russo, lo aveva accusato di crimini di guerra.

Il generale doveva dunque essere circondato da misure di sicurezza impenetrabili capaci di prevenire e impedire qualsiasi accesso sospetto alla sua residenza. Invece, secondo Readovka, un canale Telegram sempre bene informato, il generale viveva a Sreda, un quartiere di Mosca riservato alla nomenklatura militare dove le guardie sono spesso assenti o ubriache e i residenti protestano da tempo per i carrelli del supermarket e i monopattini - simili a quello usato per l'attentato - abbandonati agli ingressi. Sempre secondo Readovka i soccorsi e i servizi di sicurezza avrebbero impiegato 20 minuti per raggiungere il corpo del generale e del suo assistente. Ma ancor più gravi sembrano le disattenzioni registrate nelle ore precedenti l'esplosione. Il monopattino con almeno 300 grammi di esplosivo Plastid PVV nascosti nel manubrio e l'auto con la telecamera nel lunotto posteriore utilizzata per riprendere l'uccisione sarebbero stati piazzati verso le 4 del mattino. Dunque nessuno avrebbe controllato l'uscita del complesso usata dal generale.

Gli attentatori, probabilmente agenti ucraini infiltrati in territorio russo, avrebbero avuto almeno tre ore per sistemare tutto, attendere l'uscita del generale e azionare l'esplosione a distanza. Per quanto Kirillov sia facilmente sostituibile e la sua morte risulti probabilmente ininfluente in termini strategici, la sanguinosa beffa ucraina obbliga Mosca a una risposta adeguata. E questa è la parte più difficile per una Russia dimostratasi incapace, in questi anni, di colpire dietro le linee ucraine con la stessa sofisticata precisione.

E complessa resta anche una rappresaglia missilistica capace di colpire la dirigenza ucraina come minacciato ieri dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitri Medvedev. I bunker sotterranei e lo scudo missilistico antiaereo su un centro di Kiev protetto dalla Nato hanno reso, fin qui, inefficaci gli attacchi contro il presidente Volodymyr Zelensky e gli esponenti del suo governo.

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