Un po' candidato e un po' no, Kanye West ha scelto Charleston, in South Carolina, per la sua prima uscita da presunto aspirante presidente americana per il Birthday Party, il partito del compleanno da lui fondato e del quale gli Stati Uniti certo non sentivano il bisogno.
Un comizio a metà tra la stand-up comedy e una seduta di una psico-setta, quella del discusso rapper e produttore musicale originario di Atlanta, noto per posizioni politiche rappattumate e piuttosto vicine a quelle di Trump, per il quale però rischia di essere un fattore di disturbo. Il manifesto politico? Antiabortismo, familismo, ribellione a quella che lui definisce eterofobia e all'esagerata importanza attribuita alla questione razziale, lui che è afroamericano.
Posizioni che sono state ribadite nell'evento di Charleston, dove West ha esibito la stralunatezza e le pause di un Celentano a stelle e strisce. Il rapper non aveva un microfono e un po' ha parlato a ruota e un po' ha risposto alle domande di un pubblico di appena qualche centinaio di persone, più impegnate a fotografarlo con il cellulare che ad acclamarlo, accalcate come se le regole sul distanziamento sociale fossero un capriccio. Nei video si vedono una piccola bandiera americana sullo sfondo e lui con lo sguardo vagamente allucinato, un giubbotto antiproiettile addosso e il numero 20202 rasato sulla nuca.
Il punto più lirico del comizio di West è stato dedicato al suo cavallo di battaglia, l'antiabortismo. Si è commosso ricordando come lui stesso avesse rischiato di non nascere se sono fosse dipeso dal padre, che avrebbe voluto che la madre abortisse. «Mio padre era troppo occupato. Non ci sarebbe stato Kanye West, mia madre mi ha salvato la vita», ha gridato asciugandosi le lacrime. Poi si è colpevolizzato: «Ho quasi ucciso mia figlia! Ho quasi ucciso mia figlia!».
Poi, tornando a interpretare il ruolo di aspirante politico, ha messo in campo il suo asso per convincere le donne a portare a termine la gravidanza: «Darò un milione di dollari a tutte le donne che avranno un figlio, o comunque qualcosa». Non proprio una garanzia.
West ha parlato di tutto. Ha criticato i social network che fanno il lavaggio del cervello alle persone. Ha ribadito i pericoli della dipendenza da oppioidi. Ha criticato il fatto che non ci siano sufficientemente neri nei consigli di amministrazione delle società, compresa la Adidas che produce la linea di sneaker da lui disegnata. Infine la chiusura evocativa: «La politica, l'America, Trump, Bidean, Kanye West non possono liberarci. L'unica cosa che può liberarci è rispettare le regole che ci sono state date per una terra promessa». Toni da santone, più che da presidente.
In realtà non è chiaro se questa candidatura sia una cosa seria o una buffonata che serva al rapper solo per farsi un po' di pubblicità in vista dell'uscita del nuovo disco. West - che è sposato con Kim Kardashian e avrebbe avuto l'endorsement del bizzarro imprenditore Elon Musk - sarebbe fuori tempo massimo per raccogliere le firme per la candidatura in numerosi stati. Lui stesso in pochi giorni ha annunciato la candidatura, poi l'ha ritirata e quindi l'ha ritirata fuori. Di certo West il pallino di diventare presidente ce l'ha sempre avuto.
Nel brano Facts del 2015 annunciava che avrebbe corso per la Casa Bianca nel 2020 e nel 2018 aveva raccontato di ispirarsi per il suo programma in parte a Trump e in parte al super-liberal Bernie Sanders. La coerenza? E la cercate da un rapper?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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