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È la sua storia a scagionare Fassino. Chissà se fosse successo ad altri

Mette a dura prova l'immaginazione vedere Piero Fassino, un sabaudo sofferente e calvinista formatosi alla scuola intransigente del Pci, nei panni di un ladruncolo da bancone

È la sua storia a scagionare Fassino. Chissà se fosse successo ad altri

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La sua storia lo scagiona. Chissà se fosse successo ad altri

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Mette a dura prova l'immaginazione vedere Piero Fassino, un sabaudo sofferente e calvinista formatosi alla scuola intransigente del Pci, nei panni di un ladruncolo da bancone. Il classico fulmine a cielo sereno che crea sconcerto per l'inopinata trasformazione di un ex ministro della Giustizia in un maldestro taccheggiatore che sta passando il quarto d'ora più umiliante della propria vita.

Un reality sorprendente scritto da uno sceneggiatore che si diverte a rappresentare il potente di turno messo in riga da un addetto alla sicurezza che non guarda in faccia a nessuno. Troppo romanzesco per crederci, è più facile pensare al politico sbadato e trafelato che, come tutti noi, crede di potere fare più cose insieme mentre parla al cellulare. Questa è l'ennesima perla di un dirigente senza fronzoli con l'inguaribile propensione alle gaffe, dalle previsioni sbagliate che fanno ridere ancora il web all'amaro sfogo a Montecitorio sulla vita grama di un deputato semplice costretto a campare con 4.718 euro al mese.

Gioca a favore dell'ex segretario Ds una vita all'insegna di una serietà riconosciuta anche dagli avversari e - non guasta mai - l'estraneità di fondo ai guai giudiziari al netto di quelli fisiologici che toccano un sindaco che ha amministrato una metropoli come Torino. E poi la sobrietà effettiva e non conclamata, fatta da abiti grigi perpetuati nel tempo, gilet di maglia da travet e il mitico loden verde a tromba che giace esausto in armadio dopo decenni di onorato servizio tra comizi, strette di mano e tagli del nastro.

Vicenda spiacevolissima, gliene diamo atto senza unirci agli anticasta o gli haters che già invocano sanzioni esemplari per il parlamentare del Partito democratico. Resta un interrogativo di fondo, tuttavia, sul caso del duty free di Fiumicino. Se al posto di Piero Fassino ci fosse stato un personaggio di altro orientamento e curriculum, la questione si sarebbe chiusa con sorrisetti comprensivi e bonari? Oppure sarebbero prevalse altre considerazioni nel travestire una probabile sbadataggine (un flacone di profumo da 100 euro non pagato) nella prova provata di un reato odioso? Sostituiamo Fassino, un nobile decaduto di Palazzo, con un ministro di Fratelli d'Italia, un sottosegretario della Lega o un governatore di Forza Italia. Eh be', discutiamone. Un divertissement non fa male a nessuno, ma paiono già echeggiare censure moralistiche o antropologiche udite in altre occasioni, tipo l'arroganza di una classe dirigente impunita, il Dna del malaffare, lo sfregio di chi si sente al di sopra della legge.

Insomma, il tipico atteggiamento sprezzante di un fascista.

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