Il commercio a Lutnick, re delle criptovalute. È un fan dei dazi: "Ci renderanno più ricchi"

Il ceo di Cantor Fitzgerald scelto per una poltrona cruciale

Il commercio a Lutnick, re delle criptovalute. È un fan dei dazi: "Ci renderanno più ricchi"
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Donald Trump scioglie la riserva su uno dei ruoli di vertice per definire la politica economica della prossima amministrazione Usa. Il tycoon, secondo fonti della Cnn, ha scelto come segretario al Commercio Howard Lutnick, amministratore delegato di Cantor Fitzgerald e co-presidente del suo team di transizione.

Negli ultimi mesi l'alfiere delle criptovalute è diventato uno stretto alleato di Trump, ed era in corsa per il ruolo di ministro del Tesoro: sulla sua nomina spingeva molto il «first buddy» Elon Musk, ma intorno alla rosa dei candidati si sono scatenate tensioni interne allo staff. La decisione era attesa entro lo scorso fine settimana, ma The Donald ha deciso di valutare anche l'ex governatore della Fed Kevin Warsh e il miliardario di Wall Street Marc Rowan, che dovrebbe incontrare a Mar-a-Lago in questi giorni dopo aver avuto ripensamenti sui nomi in pole, l'investitore Scott Bessent e Lutnick, appunto.

Il Wall Street Journal ha riferito che a fare indispettire il presidente eletto sarebbe stata proprio la dura battaglia tra i due per ottenere il ruolo di timoniere del Tesoro. Il Ceo di Cantor Fitzgerald è uno dei più accaniti sostenitori del presidente eletto nel mondo della finanza, e ha difeso con forza le proposte economiche di Trump dall'opposizione di alcuni Big di Wall Street, i quali temono che l'imposizione di pesanti dazi possa scatenare guerre commerciali e portare in ultima analisi a prezzi più alti per i consumatori americani.

Se confermato dal Senato, Lutnick avrebbe una posizione cruciale di controllo dell'agenda economica, supervisionando un'agenzia focalizzata sull'espansione della crescita degli Stati Uniti e sul rafforzamento dell'industria nazionale. Il dipartimento del Commercio, insieme ad altre agenzie, avrà un ruolo centrale nell'attuare i dazi proposti dal 47esimo comandante in capo sulle importazioni statunitensi, e Lutnick è pienamente in linea con la volontà di Trump. Parlando al comizio al Madison Square Garden il mese scorso, ha affermato che gli Usa erano più prosperi all'inizio del 1900, quando «non c'erano imposte sul reddito e tutto ciò che avevamo erano i dazi». «Avevamo così tanti soldi che abbiamo riunito i più grandi uomini d'affari d'America per cercare di capire come spenderli», ha proseguito il 63enne.

Il tycoon ha proposto dazi del 60 per cento alla Cina e fino al 20 agli altri Paesi, ma la sua campagna non ha mai fornito dettagli e se l'obiettivo sia più quello di finanziare il governo o di fare pressione sui partner commerciali.

Le due priorità sono infatti in competizione: ottenere entrate sostenibili a lungo termine dalle barriere non è possibile se sono uno strumento di negoziazione, e mantenerle a lungo termine potrebbe limitare la crescita che Trump ha promesso di portare al Paese, col rischio di peggiorare l'inflazione.

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